Che la vostra bestialità non abbia mai bisogno di aiuto
Una di quelle cose in cui porgere l'altra guancia sembra proprio impossibile. Soprattutto perché a perdonare dovrebbe essere qualcuno a cui la vita non ha risparmiato certo delle sofferenze. E l'uomo, proprio quello che si dice buono e dedito al prossimo, ha rincarato la dose.
Ho difficoltà a guardare i filmati che inchiodano gli operatori della casa di cura "Vada Sabatia" di Vado Ligure. Scene di violenza che si mescolano a lacrime e paura. L'innocenza maltrattata. Persone che quotidianamente portano il peso di problemi psichiatrici e neurologici piagati ulteriormente da schiaffi, calci, dita negli occhi, minacce, pugni, umiliazioni.
Ho difficoltà a essere clemente con chi sceglie un mestiere di certo non semplice, ma che deve essere vocazione, prima ancora di rientrare nella categoria "lavoro".
Scusate, ma non credo che questa gente abbia mai conosciuto davvero la sofferenza, né di un parente vicino, né tanto meno la propria. Quella che hanno visto nei corridoi delle strutture in cui hanno prestato il loro servizio, è scivolata addosso al loro spirito evidentemente immune alle fragilità umane.
Che non ci vengano a dire di aver perso le staffe dopo aver magari ascoltato per ore un lamento o sopportato troppo a lungo una bocca chiusa che si rifiutava di ingerire un medicinale o di consumare il pranzo. Non c'è esasperazione che giustifichi una tale malvagità, una tale mancanza di pietas.
I luoghi della mente in cui chi sta male si perde, vagando in spazi strettissimi o forse così ampi da trasmettere solitudini immense, dovrebbero essere abitati anche solo per un istante da chi si sente al sicuro dietro i propri diplomi, il proprio cervello attivo grazie a sinapsi in regola. Almeno sulla carta.
Il vuoto della propria bestialità faticherebbe a trovare pace. Chi aiuterebbe oggi una sua eventuale richiesta di aiuto?
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