Breve e lungo quel passetto da Angelino a diavoletto
C’era una volta il pilota di una Ferrari che rischiava grosso per non aver pagato il bollo dell’auto. E non importava a nessuno se quella Ferrari aveva causato incidenti, calpestato prati, sgommato sulle paure di molti moltissimi. Fu il bollo che la fregò, perché nella vita, di certo, sicuro, ci sono solo la morte e le tasse. Cosa poteva fare, allora, il tizio con la Ferrari ferma ai box? Chiese un passaggio ad un suo vecchio amico, uno che non aveva molte pretese, né tantomeno una Ferrari. E quale poteva essere una buona macchina, che non facesse sfigurare il Ferrarista? Ma nient’ altro che un un’Alfa no?! L’Alfista si mise subito a guidare, a guidare, a guidare, guizzando tra le onde del traffico come un vero delfino. Certo, essendo momentaneamente appiedato, il Ferrarista si scelse un’autista poco carismatico, affinché la gente puntasse gli occhi sul sedile posteriore e guardasse solo lui.
Il suo delfino, in effetti, sembrava più un totano. L’amico-autista continuò a scarrozzarlo per un bel pezzo in ogni dove ma, col tempo, il ferrarista gli piaceva sempre meno. Faceva discorsi da dittatore, telefonate strane con tipi loschi e soprattutto, gli sporcava i sedili dell’Alfa intrattenendosi con amiche poco simpatiche che arrivavano sempre a bordo di una Ford Escort.
Allora il delfino-totano cominciò a pensare: -Che faccio, lo faccio scendere, o me lo tengo amico, così magari poi quando gli ridanno la Ferrari ci saliamo insieme? Mmmmmm, riflettendoci, però, anche se ci saliamo insieme, quello non me la farà mai guidare la Ferrari! Quasi quasi preferisco la mia Alfa, ma me la voglio guidare in solitudine!
E così fu che, un bel giorno, l’autista sgommò via stupendo tutti, e, come si dice a Roma, per il ferrarista fu un colpo….ar core!
L’autista, ritrovatosi di nuovo solo sulla sua Alfa, ebbe improvvisamente paura, ma sentì anche una dolce fitta d’eccitazione. Aveva capito che, in certi campi, se si vuole far parlare si sé, si hanno due sole possibilità: o si diventa il più forte o ci si mette contro il più forte. Da una parte la gloria, dall’altra il pericolo d’essere schiacciato, ma anche il brivido di sentirsi il pilota di un’Alfa che fa una pernacchia al conducente di una Ferrari.
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