Aumentano i tumori nel Salento?

Se ne saprà di più lunedì 15 febbraio, quando al Museo Castromediano di Lecce, alle 9, verrà presentato il report della Repol (Rete per la protezione oncologica leccese)

Se ne saprà di più  lunedì 15 febbraio,  quando al Museo Castromediano di Lecce, alle 9,  verrà presentato il report della Repol (Rete per la protezione oncologica leccese), sulla situazione ambientale nelle varie matrici: acqua, suolo e aria. Accanto ai dati ambientali, forniti dall’Arpa, saranno resi noti anche i dati sanitari, dai quali pare che  emergano importanti «criticità» e aspetti che saranno approfonditi.
Fra i maggiori sospettati, neanche a dirlo, le polveri ultra-sottili di carbone (Pm 2,5) «regalate» dai venti che spazzano i fumi del camino della centrale di Cerano e che non sembrano del tutto estranee alla già nota mortalità per tumori al polmone nei maschi della provincia di Lecce (superiore alla media nazionale) e all’allarmante aumento dell’incidenza dello stesso cancro nelle donne.
E non è tutto. Sotto la lente dei medici ospedalieri e del territorio, degli istituti universitari di Bari e del Salento, sarebbero finiti anche i tumori alle vie urinarie: vescica, reni e uretere. Un’incidenza problematica che sorprende gli stessi urologi salentini, alle prese con un vistoso aumento degli interventi.
In alcune aree geografiche della provincia leccese, (nella zona di Maglie, Cutrofiano e dintorni), lo studio avrebbe rilevato dei «cluster» ovvero delle zone nelle quali si addensano i casi di tumori. Probabilmente, si ipotizza, per un effetto potenziatore dovuto alle emissioni di altre aziende inquinanti e ad altri fattori locali.
Sono sorpresi perfino i medici coinvolti nello studio, per esempio, che si chiedono come mai molte persone colpite da tumore, non fumavano, non avevano a che fare con inalazioni di idrocarburi aromatici (benzinai), con l’inquinamento da traffico o con gli effetti del Radon.
Il professore Giorgio Assennato, direttore di Arpa Puglia, coordina il “Centro salute ambiente” (Csa), che continua l’attività della Repol e cerca di individuare e rimuovere i rischi dovuti alle esposizioni agli inquinanti attuali: industriali, da traffico, da riscaldamento, da radon, purchè attuali.
«Questo – spiega Assennato - non c’entra niente con i tumori polmonari, che sono frutto di esposizioni lontane nel tempo, almeno 10 anni fa. Lo studio sui tumori del polmone – rassicura - viene portato avanti e arricchito con il coinvolgimento del prof. Fabrizio Bianchi dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, uno dei massimi esperti italiani». E chiarisce, «questo riguarda però l’impatto delle esposizioni pregresse».
Oggi infatti il modello di studio è cambiato: non più basato sul registro tumori, ma sulle incidenze dei tumori rilevati dagli accessi alla Commissione per il riconoscimento dell’invalidità civile.

 

Domenica, 7 Febbraio, 2016 - 00:06