Legno muto quello che ti nasconde ai nostri occhi gonfi. Eppure urla straziante il futuro che hai dovuto lasciare andare. Dente di leone che si perde nell'aria con le sue foglioline lanose, per poi posarsi lontano e riprendere il viaggio come desiderio soffiato via dalla speranza di chi lo scova.
Elys, il saluto imbevuto di incenso e acqua non placa lo sgomento. Chi ti ama, vuole abbracciarti ancora. Chi non ti ha mai vista, sente l'inspiegabile desiderio di dirti che sa di aver perso l'occasione di conoscerti. E viene voglia di chiamarti per nome, ad alta voce, per trattenerti, per provare a dirti tutto con la foga di chi ha a disposizione solo un attimo.
Non eri donna, non eri bambina. Eri scintilla di un fuoco sano che brucia senza devastare. Spenta prima di avere la possibilità di accendere concretamente un sogno.
"Hasta luego", scrivono i tuoi amici. Come dire: non è finita. Ci incontreremo di nuovo. Più in là. Nel tempo e nello spazio. Fuori dal tempo e senza spazio.
Il male è stato fulminante, come lampo che anticipa di poco il rombo del tuono. Impossibile gestire la bufera che ti ha coinvolta. Impossibile per tutti noi darsi pace davanti alla tua morte. E ci rifugiamo nella vita, che appare un po' più triste, di certo più vuota, come il banco che hai lasciato a scuola prima delle vacanze di Pasqua con la promessa di tornare a scaldarlo con i tuoi sorrisi.
Ti immaginiamo tutti a specchiarti in una nuvola, serena. Felice. Qui non lo siamo. Non riusciamo a capire. Preghiamo, perché crediamo. Ma oggi siamo tutti un po' più insicuri.
Ci aspettiamo che da un momento all'altro, da qualche parte, fosse anche solo nel sonno, spunti il tuo viso espressivo a dirci che una spiegazione a tutto questo c'è, anche se incomprensibile. Ecco quindi che il tuo cuore continua a battere. Nel petto di Monica, Francesca e di tutti coloro per i quali l'incontro con te è stato segno divino di un privilegio. Quello di imparare ad assaporare il gusto della gioia.

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