Alla scoperta del 'creato' salentino con Sansò e Medagli
Sono trascorsi alcuni giorni ormai, ma nell'animo è ancora viva la fragranza delle emozioni avvertite lungo tutto il percorso, al quale ha partecipato un folto gruppo di persone, promosso e organizzato dall'Associazione Ecumenica 'Oikos' a conclusione del Convegno tenutosi nella Sala Pollio sul rispetto per il Creato. Avevamo due guide d'eccezione: i professori Paolo Sansò, geologo, e Piero Medagli, botanico, dell'Università del Salento. Con vera passione e grande competenza ci hanno portato alla scoperta di un tratto costiero, che va dalla Marina di Melendugno, dove le superbe falesie e i faraglioni disegnano un paesaggio mozzafiato, fino a Tricase. Seconda tappa vicino a uno dei Laghi Alimini: quello più all'interno, isolato, di acqua dolce, perché alimentato da sorgenti sotterranee e non da acque marine. Qui la flora riveste un particolare interesse. Il vasto silenzio circostante sembra che parli e costringe a riflettere.
Poi avanti, verso Porto Badisco con la sua Grotta dei Cervi, che purtroppo non è visitabile, ma immagini dei suoi remotissimi e misteriosi graffiti sono visibili nel retrobottega di un emporio, grazie alla cortese disponibilità del suo gestore. Questa cosa umilia e fa pensare: altrove, chissà cosa avrebbero fatto per valorizzare e far fruire al meglio una simile, preziosa scoperta.
La strada litoranea si snoda stretta e tortuosa tra declivi rocciosi, talora brulli, talora ricoperti di macchia mediterranea, e aspri dirupi che vanno a lambire il mare. Il nostro pullman la percorre fino a Torre Minervino, dove sostiamo per ammirare piante rarissime che crescono solo qui.
Il salto è breve per giungere a Santa Cesarea Terme. Consumiamo un frugale pasto all'Oasi del Sacro Cuore. Il viaggio riprende da Torre Miggiano, sempre a Santa Cesarea, dove è possibile vedere da vicino il fenomeno della erosione nella sue diverse fasi: le onde del mare pian piano erodono alla base le ripide pareti rocciose, creando grotte e anfratti sempre più profondi, che minano la stabilità di enormi massi, i quali si staccano, e in superficie sono visibili le profonde fratture, per poi crollare rovinosamente. Da qui la pericolosità di costruire in modo sconsiderato troppo vicino alla costa, o di sostare e fare il bagno nei pressi delle falesie, dove i crolli sono sempre in agguato: "È come mettere la testa nelle fauci di un leone", ammoniva il professore Sansò.
Ultima tappa del tour, prima del rientro, Tricase con la sua quercia vallonea, gigantesco albero che vanta quattrocento, cinquecento anni. O più?
Per poter rispettare il creato, amare la natura, salvaguardare il paesaggio, occorre anzi tutto avere conoscenza, guardare con occhi attenti e con stupore quanto ci circonda. Quel giorno, non solo abbiamo potuto cogliere la bellezza dei luoghi e il fascino che emanano, ma tante cose abbiamo appreso sulla morfologia del nostro territorio, la sua genesi, le sue trasformazioni, che, pur avvenute milioni di anni fa, hanno lasciato chiarissime tracce, leggibili ancora oggi.
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