Al reparto di Nefrologia di Galatina il record della gestione dei trapianti di rene in Puglia
Marcello Napoli, il primario di Nefrologia al “Santa Caterina Novella” di Galatina non ha mai visto tanti pazienti «arruolati» contemporaneamente per un trapianto di reni da un donatore vivente. Perciò ha organizzato un convegno, che si è tenuto ieri nelle sale del palazzo della Cultura a Galatina, dal titolo “Il trapianto renale da donatore vivente: tra etica e medicina”.
Proprio per consolidare un modello organizzativo che sta prendendo piede nel suo reparto di Nefrologia. Per certificare e affermare un marchio da attribuire a un percorso sperimentato che produce ottimi frutti.
All’incontro ha partecipato anche il nuovo direttore generale della Asl, Silvana Melli, che ha lodato l’iniziativa che promuove la cultura della donazione e che modifica il trend che vede purtroppo la Puglia agli ultimi posti in Italia.
«L’anno scorso in tutta la Puglia sono stati fatti 7 trapianti da vivente – riferisce il dottore Napoli – Noi in soli 6 mesi ne abbiamo gestiti 5. Significa che si sta creando un movimento che fa ben sperare e che giustifica questo convegno, rivolto alla gente comune, non ai medici».
Oltre alla diffusione nelle scuole, la cultura della donazione riguarda anche i comuni. «L'adesione al progetto nazionale “Una scelta in Comune” – ricorda la manager della Asl - consente ai cittadini di rilasciare la dichiarazione di volontà/diniego alla donazione di organi in occasione del rilascio/rinnovo della carta di identità».
Nel corso dell’incontro ha portato la sua testimonianza anche l’onorevole Lorenzo Ria che nei mesi scorsi ha donato un rene alla nipote.
Come si spiega il successo del trapianto di reni da vivente, fra i dializzati della Nefrologia di Galatina?
«Il ricevente e il donatore (vivente o cadavere) – spiega Marcello Napoli – entrano in un percorso di esami e di controlli che abbiamo organizzato e gestiamo noi: la visita con lo psicologo, con lo psichiatra, il cardiologo, l’infettivologo, il gastroenterologo. Questo è possibile - aggiunge - perché si è creata una forte sensibilità al trapianto e quindi anche gli altri specialisti danno la giusta priorità».
Un percorso che non è semplice. Ogni donatore viene sottoposto ad un minuzioso screening che mira a stabilire che cuore, polmoni, fegato, apparato gastroenterico, ematologico, sistema nervoso, stato infettivologico, sistema vascolare, siano in perfetto stato di salute. Quando lo screening è completo viene inviato tutto a Bari, Roma o Verona, dove viene effettuato il trapianto.
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