Voto ai sedicenni? Ma se la politica li annoia!

La ridicola e provocatoria proposta di Grillo di togliere il voto agli anziani, lascia il tempo che trova, mi irrita e innesca il dibattito; per cui la ritengo funzionale. Parte la rottamazione quater dell’anziano. Proposta strategica, apparentemente buttata lì, ma certamente fondata su basi statistiche di calcolo dell’elettorato, influenzabilità di voto, cultura e percentuale di popolazione. Da un lato abbassiamo l’età dell’elettorato a 16 anni, dall’altro lo togliamo a quell’elettorato sul quale poggia la quotidianità di milioni di famiglie italiane.
Dare il voto ai sedicenni non vuol dire affatto avvicinarli alla vita politica, non vuol dire per niente farli sentire partecipi della crescita del paese, i sedicenni di oggi, come quelli della mia generazione, di politica non capiscono nulla, la politica li annoia.
Per i sedicenni di oggi Berlusconi è un vecchio porco, Renzi non sa l’inglese, Zingaretti è il fratello di Montalbano e Grillo, che lo sa, la butta lì: facciamoli votare, voteranno per noi; noi che facciamo la rivoluzione, noi dello ”yes we can”, noi che abbiamo fatto diventare vice presidente del consiglio prima, e ministro degli Esteri poi, un bravo ragazzo campano di buona volontà.
Chi ha una vaga memoria dei grandi della Costituente (chiedete ad un sedicenne cosa sia la Costituente), chi ricorda il valore di De Gasperi Giolitti, Pertini, Spadolini, Iotti, Anselmi, Berlinguer e Almirante, lasciamolo fuori dall’urna, ricorda troppo, potrebbe parlare!
L’operazione di Grillo avrebbe un valore e una portata storica se, come ripetutamente ribadisco, la classe politica avesse almeno accennato vagamente ad avvicinare i giovanissimi alla politica, il che non vuol dire indottrinarli, bensì accompagnarli in un processo civico di scoperta e di attitudine alla vita politica. Il potenziale degli adolescenti di oggi è enorme: hanno una impressionante capacità di creare aggregazione mediatica, diffondono comunicazioni e messaggi, creano modi di dire e meme che rimbalzano alla velocità della luce. Ma, senza forse, bisogna pensare a loro non come l’elettorato del futuro, ma come la classe politica di domani. E c’è una bella differenza. La memoria della vecchia politica, e delle sue mancanze, serve da base, da piattaforma di formazione per creare una reale coscienza critica e civica. Solo che è molto più faticoso educere che erudire. Il problema e’ che gli anziani, disgustati, non parlano più, la fascia produttiva, stanca, paga e tira avanti, i giovani non ci pensano, e tutti non si confrontano; e Grillo? Grillo che fa? Parla!
Daniele F. Mauro

Domenica, 20 Ottobre, 2019 - 00:05