"Volevo dirti"

Era il solito settembre, il fresco che arrivava e lo studio che ricominciava. Io e il mio amico, avevamo “fatto” un concorso in  una città del nord, l’ennesimo, e tornavamo al nostro paese. Eravamo entrambi abbastanza "felici” il concorso era andato abbastanza bene e poi la cosa essenziale: entrambi avevamo la spinta giusta o almeno così speravamo.
Non c’era ancora l’alta velocità e forse era meglio.  Avevamo più tempo per guardare intorno, vedere nuovi paesaggi, montagne già innevate che ci portavano in mente le spiagge ancora piene delle “ nostre parti”. E poi si parlava, si chiacchierava, si immaginava.
Ci fermammo nella Stazione Centrale, perché per proseguire dovevamo cambiare treno, aspettare la “coincidenza”. Era la parte del giorno che preferivo, era verso l’imbrunire, quella specie di penombra, di grigio chiaro diffuso che precede la sera.
Avevamo tolto dalla valigia quelle poche cose rimaste da mangiare e aspettavamo la “coincidenza” in un angolo di quella Stazione Centrale, dove tutti correvano, dove tanti partivano, dove tanti arrivavano. Incredibile. Tra  tantissima gente, tra binari e carrozze, incontrammo  una vecchia compagna si scuola. Quasi non ci credevamo.
Noi aspettavamo la coincidenza per “scendere giù” e lei aspettava la coincidenza per “salire su”.
Per me era stata una semplice compagna di scuola, come tante, ma per il mio amico era stata qualcosa di più e lo si leggeva chiaramente nel suo imbarazzo al momento degli abbracci.
Tra di loro c’era stata una storia durata un bel po’, un paio di stagioni scolastiche, poi finita per motivi che solo loro conoscevano. L’amore tra di loro aveva fatto un passo indietro, trasformandosi in una bella amicizia.
Poi le loro strade s’erano definitivamente divise, lui studiava da una parte, lei in un’altra università. Ci scambiammo le frasi più banali, poi io mi allontanai con una scusa, volevo lasciarli soli, magari avevano ancora qualcosa da dirsi, qualcosa in sospeso. Mi appartai quel tanto che bastava per poter continuare ad osservare la loro felicità nell’essersi incontrati dopo tanto tempo. La si leggeva nei loro occhi, nei loro sguardi.
Poi l’annuncio:  treno diretto … delle ore  19 e 30 in partenza dal binario 12.
E lei che lo abbraccia e lo saluta:  - E’ tardi. –
Gli aveva appena voltato le spalle quando lui quasi urlando: -Volevo dirti che per me sei stata importante.
E lei voltandosi indietro: – Anche tu. –
Poi si perse tra la gente che affollava quella Stazione Centrale.
Quando mi avvicinai a lui feci finta di niente, ma non c’era bisogno di parlare, non c’era bisogno che mi dicesse qualcosa, l’emozione di averla incontrata era rimasta inchiodata negli occhi lucidi che aveva.
E’ il fumo del treno - mi fece.
Non c’era nessun treno che arrivava e nemmeno uno che partiva.

Lunedì, 17 Ottobre, 2016 - 00:03