Vi spiego la 'mazza e mazzarieddhru' e li 'tuddhri”

 Il gioco è divertimento, ricreazione, educazione, cultura, storia, socializzazione, sentimento e comunicazione; il bambino apprende delle conoscenze, impara a rispettare le regole, diventa protagonista, sviluppa l’intelligenza, si abitua a ricercare soluzioni alternative e ad applicare quella più efficace, impara a misurarsi con gli altri, prende atto delle proprie capacità e soprattutto comunica con il proprio corpo, con il passato e con i suoi coetanei.
Non dimentichiamo che i ragazzi di cinquant’anni fa, con grande passione, costruivano giochi imparando a conoscere i materiali e acquisivano abilità nella manipolazione e nell’uso di qualche semplice utensile, ma non solo, molti si cimentavano a inventare altri giocattoli e/o giochi simili.
I giochi infantili sono sempre esistiti, anzi sono nati insieme all’uomo, infatti, esistono documentazioni nei vari stati del pianeta: India, Cina, Egitto, Grecia e Roma.  Oggi, sono pochi i ragazzi che inventano giochi, ad eccezione di quelli che vivono in povertà come gli adolescenti africani. Essi riciclano tutto ciò che trovano in Africa (foglie, plastica, legno, zucche, ecc.) per ricavare piccole macchine, camion, biciclettine, armi di legno; mentre, le bambine ricavano bambole con le pannocchie di mais.
Nel 2014 i ragazzi si divertono giocando con un telefonino, con un computer o tablet o ciattare attraverso facebook per ore e ore con amici di cui non conoscono la vera identità e, alcune volte, non sospettano che dietro ad un “amico” ci può essere un pericoloso inganno.
Fra i tantissimi giochi, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, ricordiamo: aquilone, bambole, biglie di vetro, calcio, camicia del topo, campana, carretto, cavallo barone, corsa con i sacchi, dama, monopoli, “mazza e mazzarieddhru”, mazzetto, girotondo, liberi tutti, mimica, monopattino, mosca cieca, oca, palla a muro, palla pallina, palla pallina della nonna, palla prigioniera, palle di gomma, palmo, piroetta, quattro colonne, "risçiu", salto con la corda, shangai, silenzio, “spacca chianche”, “uno, monta la luna”, tappi di bottiglie, testa o croce, tiro alla fune, trottola, tombola, “tuddhri”, “zaccaresta e liberare” e tanti altri.
Tutti giochi che possono essere raggruppati in diverse tipologie: individuali, di gruppo, solo per ragazzi o solo per ragazze, oppure misti, giochi basati sulla fortuna e altri sull’intelligenza, abilità, creatività, forza del proprio corpo. Erano giochi per chi non possedeva assolutamente NIENTE o per chi viveva in famiglie povere.
I bambini e i ragazzi dove giocavano?
Chi vi scrive, essendo vissuto a Galatina, nel nascente Rione Italia, ricorda gli spazi offerti dalle varie strade, l’Oratorio del Cuore Immacolato di Maria, i campi di erba e di sassi, al limite delle scadenti e povere abitazioni. Pochi giochi all’interno della chiesa, ma tantissimi all’esterno grazie all’ampio spazio non ancora recintato, appartenente alla Parrocchia Cuore Immacolato di Maria, che poi diventerà l’Oratorio. Qui si giocava a pallone, a cavallo barone, uno monta la luna, a noci, a palline, “mazza e mazzarieddhru”, “tuddhri” e soprattutto a calcio.

Domenica, 29 Giugno, 2014 - 00:01