Unisalento incontra Nino Di Matteo
Inaugura il ciclo “Educare alla legalità”, organizzato dal Centro servizi Interuniversitario per l’Innovazione Didattica, dal Dipartimento di Storia Società e Studi sull’Uomo e dalla Facoltà di Scienze della Formazione Scienze politiche e sociali dell’Università del Salento in collaborazione con l’Associazione Spazi Popolari, l’incontro con il Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura di Palermo Nino Di Matteo: appuntamento nell’aula magna di Palazzo Codacci-Pisanelli (piazza Angelo Rizzo, Lecce) lunedì 22 febbraio 2016 alle ore 15:30.
Dopo l’introduzione del professor Nicola Grasso, docente di Diritto Costituzionale, su “Legalità e tutela del patrimonio paesaggistico”, la relazione di Nino Di Matteo verterà sul tema “La mafia dal colletto bianco”. Conclusioni del professor Salvatore Colazzo, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione Scienze politiche e sociali, su “Educare alla legalità”. A moderare i lavori dell’incontro e il successivo dibattito la giornalista e scrittrice Petra Reski, autrice di “Santa mafia. Da Palermo a Duisburg: sangue, affari, politica e devozione “ (ed. Nuovi Mondi).
Nino Di Matteo è stato prima Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, poi pubblico ministero in quella di Palermo, dove ha indagato sulle stragi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e sull’omicidio di Antonino Saetta. Da oltre vent’anni in prima linea nella lotta a Cosa nostra e titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, è il magistrato più a rischio del nostro Paese. Le indagini che ha diretto e continua a dirigere lo hanno reso destinatario di ordini di morte da parte di Totò Riina e Matteo Messina Denaro. È di recente uscito il suo libro “Collusi. Perché uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia” (ed. BUR), in cui “le parole del pm, raccolte dal giornalista Salvo Palazzolo, offrono una testimonianza diretta e autorevole sulle strade più efficaci per contrastare lo strapotere dei clan. E lanciano un grido d’allarme: Cosa nostra non è sconfitta, ha solo cambiato faccia”.
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