Un'altra bellezza
Chi mai ebbeil coraggio di rubarmi lo stereo nascosto sotto il sedile della mia ALFA-SUD blu - notte, seminuova, LE 179207. Chi mai fregò il mio stereo, proprio davanti alla Chiesa di SAN BIAGIO, sotto gli occhi increduli del buon DIO. Chi mai ebbe il coraggio di lasciare senza stereo e senza musica quei quattro altoparlanti PIONEER, due sugli sportelli davanti e due dietro. Allungai il braccio destro sotto il sedile di fianco al mio e non toccai niente, mi allungai per guardare bene sotto il sedile e sprofondai nell’amarezza quando capii che lo stereo non c’era più. Fui assalito da una profonda tristezza, guidare senza musica ad alto volume come allora era di moda, mi faceva sentire a disagio.
Non avevo neanche una somma sufficiente per ricomprarmelo. Ero rovinato. Sensi di colpa e pentimenti mi assalirono nelle ore successive, se lo avessi portato con me sotto il braccio, come molti facevano, non mi sarei trovato in quella situazione. Abbassai l’antenna che toccava il cielo e per i successivi due mesi, in macchina si parlava, si discuteva, si litigava, o si stava in silenzio. La musica la facevamo noi con i nostri discorsi di calcio e di donne, di scuola e di balle. Si avvicinava l’estate ed io ancora non avevo una lira per ricomprarmelo. Stavo ore davanti alle vetrine che esponevano stereo di ultima generazione e in verità l’avevo pure scelto. Ero in giro per la festa, la vigilia di SAN PIETRO, fiera e luna- park in piazza Cesari, ma io guardavo soltanto.
Avevo già deciso, avrei festeggiato in “povertà”, tutto risparmio e rinuncia, ma quando quella mattina di SAN PIETRO mi svegliai e vidi quel pacchetto infioccato con un nastro rosso, un dubbio mi venne. Era un PIONEER, ancora più moderno di quello che mi avevano rubato, “un gioiello”.
Quando lessi tutti quei nomi che avevano contribuito, genitori, nonni, sorelle e qualche zia, un po’ di lucido agli occhi mi venne. Ringraziai tutti, ero strafelice. Trovai il modo di farlo “montare” il giorno stesso e nel pomeriggio ero in giro a scorazzare con una musica che spaccava i timpani. Chi mi vide in giro per la festa quell’anno, mi vide con lo stereo sempre sotto il braccio. Per la verità un po’ di fastidio e un po’ di imbarazzo me lo procurava, ma vuoi mettere la gioia e la modernità che dava un pezzo dei PINK FLOYD quando eri in macchina, alla tristezza e la malinconia che scendeva nel vedere quello spazio vuoto con i fili appesi e quel silenzio surreale che faceva sentire tutti i ritmi imprecisi del motore. E che dire poi dello sguardo affascinato delle mie coetanee mentre sfrecciavo davanti a loro con il braccio fuori il finestrino aperto e lo stereo acceso a diffondere le note della prima classificata in quella hit parade degli anni ’70. Dimenticavo di dire una cosa importante, l’ALFA SUD blu notte e quasi perfetta di motore, sempre lucida e pulita presentava un solo difetto.
Quando pioveva si riempiva di acqua. Capitò in più di una occasione, per questo mi ero organizzato, nel cofano non mancavano stracci e un recipiente per togliere l’acqua che a volte arrivava al finestrino.
Passarono così quei favolosi anni ’70 tra un salto in pizzeria e quattro salti in discoteca, capelli lunghi e camicie a fiori. Quello stereo durò a lungo ma fu sempre meno importante, avevamo messo piede sulla luna, eravamo cresciuti senza accorgecene e ormai “la febbre del sabato sera” era già alle spalle. Si affacciavano gli anni ’80 e ci rovesciavano addosso, nuove responsabilità che ben presto affossarono la spensieratezza di quegli anni. Il dopo fu tutto più veloce, rotolarono via via, una serie infinita di anni, diventammo “grandi” senza accorgecene . La spesa e le rate, presero il posto di musica e sogni. Fu un’altra bellezza, fu un’altra grandezza, fu quella che mia madre definiva “la costruzione della vita”, la “costruzione dell’avvenire” .
Furono discese e salite, fermate e ripartenze, in una vita a tratti un po’ invadente che chiede un “sacco” e in cambio non dà niente.
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