"Una specie di 'guerra civile' delle parole"

Siamo a pochi giorni dai risultati del 4 marzo passato. Si è parlato molto di tutto, anche se in maniera confusa, spesso disarticolata. E’ anche avvenuto di tutto. Frequenti sono stati i colpi di scena e le sovrabbondanti schermaglie, scantonate spesso nell’insulto e nello scontro focoso. Comunque, si può avere paura delle consequenziali risultanze? Certamente no. Infatti le decisioni popolari, liberamente espresse nel voto, attraverso regole valide per tutti e in un contesto di effettiva pluralità di posizioni, tendono, in qualsiasi momento, a rafforzare e a rifinire gli istituti di libertà.
Quindi, le frequenze elettorali, ai vari livelli lubrificano la dinamica della normalità democratica, consentono utili ricambi e soprattutto irrobustiscono la responsabilizzazione popolare, anche quando, per vari interessi, si modificano i meccanismi elettivi. Anzi, più difficili e ingarbugliate si presentano le tecniche elettorali, maggiore attenzione è dovuta, nelle scelte, da parte delle elettrici e degli elettori che possono raddrizzare al meglio quanto, sul piano legislativo, si è articolato al peggio. Quello che, invece, desta preoccupazione e provoca frastornazione deriva dal brutto clima del momento, invaso da miasmi di una totalizzante delegittimazione vicendevole, acuita da scontri, ancora in atto, tra le parti in causa. Impensieriscono i venti dei sospetti, i rinfacci per giunta ingigantiti da una certa stampa e perfino da certa televisione messi in circolazione per accrescere veleni e odi implacabili.
Si avverte una specie di “guerra civile” delle parole, che aizza gli animi e detesta possibili scatti di rispetto, di tolleranza e di comprensione con toni di giudizio universale. Certo la prova del 4 marzo è stata importante e secondo l’antico adagio – piaccia o no – “cosa fatta, capo ha”. Ma proprio perchè è tale, si ha bisogno di convincere chi può di mantenere una serena dialettica, di abbassare la voce, di seminare buon senso, buona creanza, validità di pensiero, serietà e responsabilità. Doti, che sono sommamente politiche e che, in un tempo passato, veri statisti fecero rifulgere anche da noi.  Altrimenti si può anche avere il vincitore delle elezioni ma il futuro del Paese stagnerà nell’infinita transizione politica. Lo ricordi sia chi ha governato e sia chi aspira a governare. Marcato è stato lo spostamento intervenuto nella somma delle astensioni e, come sempre avviene, anche in occasione di questa ultima tornata elettorale ha rappresentato un dato incisivo. Pur nella frantumazione, le elezioni hanno comunque prodotto proposte e risultati riaffermando al tempo stesso le prospettive politiche del nostro paese e dei grandi temi di cui ancora dovrà discutersi.
Dei temi internazionali si è discusso poco e sarebbe fuorviante dimenticare, o più semplicemente subordinare, le specifiche caratteristiche della consultazione elettorale alle valutazioni di una politica più generale che dovrà determinare i prossimi governi. E l’obiettivo politico che penso tutti dovremmo prefiggerci è quello di porre al centro delle attenzioni le proposte programmatiche per il loro avvenire, nell’ambito, naturalmente, di un obiettivo politico generale. I partiti e i movimenti che hanno ricevuto una nuova e decisiva spinta devono ulteriormente chiarire il significato rinnovatore che è alla loro base per riuscire a portare a compimento vere e proprie riforme e comunque di ottenere positive realizzazioni economiche, sociali e politiche.
Ciò che emerge ed emergerà ancor di più è il ruolo delle autonomie locali per enucleare, nel loro insieme, di fronte ai problemi più ardui della crisi che scuote l’intera società, le proprie necessità cercando di ottenere, con programmi validi, contributi ed apporti di ogni genere, senza chiudersi nel proprio ristretto ambito, per essere parte integrante e costitutiva di uno Stato che non è più centralistico. Il panorama quindi sta per cambiare completamente in un quadro di emergenza che richiede risposte corrispondenti ed adeguate avendo come punto di riferimento costante i cittadini e i loro bisogni. L’augurio quindi affinché i nuovi eletti svolgano un’azione per abbattere vecchie impalcature e gettare le basi, in attuazione del diritto costituzionale, di risanamento e di rinnovamento ai fini di un governo nazionale e locale di nuovo tipo ma, soprattutto, adeguato ai tempi difficili. (G.D’Oria)

Mercoledì, 7 Marzo, 2018 - 00:05