Un sogno di nome Arduino (seconda parte)

Con Arduino si possono realizzare oggetti intelligenti con funzionalità più complesse di quelle di un oggetto semplice come un tavolo ad esempio, che non si adatta alle condizioni esterne, non disponendo né di elementi che rilevino tali condizioni (detti sensori) né di elementi (detti attuatori o motori) che permettano al tavolo di spostarsi da una zona di sole ad una di ombra o almeno di aprire un ombrellone, onde evitare il deterioramento della sua delicata superficie in legno.
Alcuni di questi oggetti intelligenti appartengono alla categoria dei robot e sono dotati in una certa misura di autonomia operativa. Si tratta di macchine pensate per compiere del lavoro al posto dell'uomo. Sono pertanto il frutto del desiderio umano di liberarsi da attività necessarie ma affaticanti e poco interessanti (consulta l'origine del termine robot su wikipedia).
Immagine1 - Qui a sinistra una scena dell'opera "Rossum's Universal Robots" dello scrittore ceco Čapek
Di dispositivi del genere se ne possono immaginare innumerevoli. L'unico limite è la fantasia e probabilmente l'intelligenza di chi li inventa.
Per me i robot sono macchine intelligenti al nostro servizio, in primo luogo comunque macchine. Nei computer, che pure hanno trasformato la nostra vita negli ultimi decenni, manca proprio la componente meccanica, il corpo. Li vedo come grossi cervelli privi di corpo, scatole pensanti immobili.
Se i personal computer sono diventati un'estensione della nostra mente, i personal robot estenderanno alcune funzioni del nostro corpo, vedranno quello che noi non possiamo vedere (ad es. di notte con sensori ad infrarossi) e ci sostituiranno in casa in nostra assenza, informandoci su quel che accade ed inviando via internet sul nostro smart phone immagini riprese con la videocamera di sorveglianza mentre noi siamo in vacanza.
La rivoluzione digitale appena cominciata avrà una portata superiore alla stessa rivoluzione industriale. Mentre quest’ultima ha trasformato il modo di lavorare, accentrando le attività umane in luoghi di produzione ad elevata specializzazione ed efficienza quali sono le fabbriche, la rivoluzione di internet riporterà al centro della società individui con competenze più ampie e meno specialistiche che in passato. I luoghi di produzione di beni e servizi torneranno ad essere distribuiti sul territorio. Questi opifici del tardo XXI secolo saranno più simili alle botteghe artigiane di epoca comunale e rinascimentale che alle industrie degli ultimi 200 anni.
Immagine2 - Schema tratto dal sito dell'università aperta della Catalogna www.uoc.edu
Nell’officina del futuro però il saper fare non sarà limitato alla competenza ed all’esperienza del fabbro o falegname. Le conoscenze più recenti ed avanzate su metodi di lavoro, tecniche e strumenti di produzione saranno disponibili ovunque grazie alla rete telematica, che collegherà non solo uomini ma anche macchine ed oggetti (“internet delle cose” o IoT, Internet of Things).

Lunedì, 17 Giugno, 2013 - 00:05

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