Per un po' o per sempre
-Vado per un po’ - mi disse abbracciandomi. Eravamo amici, ma che dico amici, eravamo fratelli, elementari, medie e superiori insieme. Per giunta vicini di casa e per giunta i nostri genitori amici. Poche volte avevamo avuto accese discussioni eppure eravamo così diversi. Io timido e noioso, lui sfacciato e divertente. A scuola più o meno gli stessi voti. Non era “bravo” nessuno dei due. Crescemmo così tra libri e pallone, canzoni ed illusioni in quella periferia del paese.
Ci diplomammo “ragionieri” in una calda mattina di luglio e quella fu l’ultima estate che trascorremmo insieme.
Dimenticavo di dirvi che per non smentirci prendemmo entrambi 36/60 anche se in cuor mio avevo sperato sino all’ultimo di superarlo. Eravamo più felici perché avevamo finito gli studi, ma avevamo paura per la vita che ci si apriva davanti.
Per un periodo non breve sia io che lui, a seconda delle conoscenze dei nostri genitori, andammo in giro a chiedere lavoro. Ma un po’ perché lavoro non c’era, un po’ forse perché non avevamo le conoscenze giuste incontrammo delle serie difficoltà. Le passioni ci dividevano, io “aviazione” tutta la vita, lui sognava un impiego in qualche ufficio della pubblica amministrazione e da ragioniere qual’era puntò tutto su un concorso all’ufficio delle imposte dirette.
Ancora una volta ad entrambi andò male, io non entrai in aeronautica, lui non fu assunto alle imposte dirette. A differenza di me che volevo provare una seconda volta lui presentò domanda a quasi tutti gli enti pubblici di allora. Io non ero stato ancora convocato per le selezioni e lui aveva già vinto un concorso alle ferrovie dello stato, nella sede di Milano.
Per lui e per i suoi genitori furono salti di gioia, s’era sistemato, quando però nel discorso usciva fuori la sede di destinazione vedevo i loro sguardi tingersi di tristezza. – Tanto dopo un po’ farai domanda di trasferimento – facevo io per averlo sentito dire e facevano anche loro per rasserenarsi un po’.
Partì quella mattina di inizio primavera con quel treno strapieno di valigie e di persone. -Vado per un po’ – mi fece, e dopo una breve pausa aggiunse – oppure per sempre.
Ci continuammo a sentire per un bel po’ e d’estate ci incontravamo spesso. Qualche cartolina del Duomo che ricevevo e qualche bel tramonto che spedivo. Era stato un amico sincero, un amico vero, di quelli che quando sei fortunato ad incontrarli, hai trovato un tesoro.
Partì per sempre e man mano che passavano gli anni tornava sempre più raramente. Era tra timbri e scartoffie, era nel suo mondo, nel mondo che aveva sognato. Ed io felice per lui, alzavo ancora gli occhi al cielo tutte le volte che sentivo passare qualche aereo. Quando poi facevano “voli notturni” veder confondere le luci degli aerei con le luci delle stelle moltiplicava la mia passione.
Passavano da sopra casa mia uno dopo l’altro, uno a fianco all’altro, mi facevano compagnia, mi facevano immaginare. Fu una battaglia che portai avanti ma che alla fine persi. Mi ritrovai anch’io tra timbri e scartoffie, con un poster di un aereo disteso sopra un cielo azzurro, appeso di fronte.
Poi si sa i sogni passano, le passioni cambiano, restano solo ricordi che di tanto in tanto si affacciano a farti compagnia a riempirti qualche momento. Quelle delusioni mi aiutarono a diventare forte, a crescere, e in seguito, di tante altre che arrivarono, non me ne accorsi neanche. Ma ora torno a casa, è già tardi, e mentre torno sento il rumore di due aerei sfrecciare sopra la mia testa. Ed io son già col naso in su sino a vederli scomparire nel buio. “NON IDONEO” avevano scritto su quel brutto foglio, e in quel momento la mia vita mi sembrò finire. Invece no, era appena cominciata.
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