Un destriero forte e coraggioso
Caro Giovannino, forse non lo sai ma sabato prossimo nel nostro paese si riapre, dopo tanto tanto tempo, un teatro. Il nome che diedero, tanto tanto tempo fa, a questo teatro è: Cavallino Bianco. Perché dici che è strano? È un nome e come ogni nome ha un suo perché. Io penso infatti - ma è solo un mio pensiero e prendilo come tale - che un teatro è proprio come un cavallo: a volte è docile, a volte fa le bizze, a volte ha bisogno di riposo, a volte di correre su lunghi selciati. E correndo incontra ostacoli e, se il cavallo è buono e ben allenato, riesce a saltarli e ad andare verso quelli successivi. Se, invece, è un cavallo pigro, stanco, non ben allenato… in questo caso si fa male, butta giù i legni e può essere anche squalificato. Ma, questo solo nel caso egli gareggiasse in una competizione o qualcosa di simile.
E a noi che ce ne frega di questo cavallo? mi chiedi. Beh, vedi: il cavallo, all’uomo, è sempre stato utile. Gli serviva per spostarsi da un paese all’altro, per far – ahimè – le guerre ma anche per baciare la propria bella affacciata alla finestra ché l’innamorato da solo non ci arrivava e doveva salire sulla groppa del cavallo per raggiungerla…
Dici che oggi che ci sono le macchine veloci veloci, il cavallo non ci serve più? E qua sbagli Giovannino. Perché il cavallo, a noi, servirà sempre.
Uno: se un domani il petrolio finirà, e prima o poi finirà, le macchine se ne staranno ferme ferme nei garage, mentre il cavallo… basta una bella manciata di fieno e vedi come trotta.
Due: queste macchine di oggi vanno troppo veloci, mentre il cavallo va più piano e uno sul cavallo, proprio perché va più piano, può guardare meglio il paesaggio che lo circonda.
Ecco, Giovannino. A noi il cavallo, cioè il teatro, serve proprio per guardare bene ciò che ci circonda. È come una lente d’ingrandimento. E non solo, sul cavallo si può anche sognare: sognare di essere principi, principesse, guerrieri, o semplici uomini e donne.
Che dici allora di questo nome? Ti piace, eh? Pure a me. Speriamo allora di andare lontano lontano con questo Cavallino e non ti far ingannare dal diminutivo poiché la sua falcata sarà lunga e potente. Almeno, questo è ciò che ci auguriamo.
Agli artisti che lo alleveranno il compito di renderlo un destriero forte, coraggioso, intelligente e anche un po’ pazzo. A quelli che lo nutriranno il compito di non fargli mai mancare la biada, l’acqua e il calore, soprattutto negli inverni freddi.
Ah, ricorda Giovannino che su questo cavallo ci può andare chiunque, anzi ci DEVE andare chiunque. E certo, pure tu. Allora… ci vediamo in sella ragazzo!
Tuo Fausto
Tweet |