Tre ulivi per uno splendido presepe
Nella nostra scuola è tradizione consolidata l'allestimento del Presepe nell'atrio, a cura delle classi quinte. Quest'anno è toccato a noi, e abbiamo deciso, con l'aiuto di insegnanti e genitori, di far nascere Gesù tra gli ulivi. Quegli ulivi che rappresentano il nostro territorio, il nostro paesaggio, la nostra salute e la nostra stessa identità. Quegli ulivi che sono la nostra foresta, il polmone verde della nostra terra nota come Salento, e sono l'unico filtro di un'aria già abbastanza compromessa. Quegli ulivi che sono la nostra storia, i nostri avi. Nella loro linfa scorre il sudore dei nostri nonni, le fatiche per coltivarli, l'amore che ce li ha tramandati, su di loro si basa la nostra economia. Quegli ulivi che, così come li abbiamo rappresentati, sono i pilastri del nostro paese e di tutto il Salento, e che ora sono in pericolo, perseguitati e martorizzati.
Ecco allora, Gesù che nasce per portare SPERANZA, nascerà tra i nostri ulivi per portare SPERANZA di salvezza delle loro sorti e di quelle di un intero territorio.
Tre cattedrali
Sono tre, come cattedrali, tre ulivi del nostro Salento. Assomigliano a quelli veri, secolari, come la nostra storia e la nostra cultura. Sono di polistirolo eppure emozionano allo stesso modo. Li hanno realizzati le maestre e i genitori delle quinte classi della scuola primaria “Don Milani” dell’Istituto comprensivo”Don Bosco” di Cutrofiano, nell’ambito del progetto natalizio “Un presepe nel cuore”.
Il presepe nasce dall’idea e dall’opera del maestro Antonio Contaldo e si concretizza con il magistrale contributo dei genitori. tre ulivi, che fra la terra e le stelle sorreggono e protendono verso il cielo le case del paese, il campanile e le caratteristiche corti.
Perché gli ulivi in un presepe? Antonio Verri li chiama “sentinelle silenziose, alberi d’argento”. Per Ennio Bonea erano”fantasmi affollati”. Sono monumenti vegetali che hanno lo stesso valore di un anfora etrusca o una moneta dell’antica Roma. Zeus,nella disputa tra atena e poseidone sul controllo della citta’ di Atene, li scelse come il dono che, più di tutti, avrebbe potuto offrire pace e prosperità agli uomini, preferendoli al cavallo.
Passeggiare fra gli ulivi secolari e fermarsi con stupore davanti ad ogni albero, ad ogni tronco, ad ogni forma bizzarra, è un’ esperienza unica. Sono testimoni muti e immobili di un “tempo dell’essere e dell’anima” che la frenesia del nostro tempo non ci permette più di vivere.
Chissà se è stato veramente Ercole, oppure sono stati i greci o i fenici o gli egiziani a farlo giungere in Puglia? In realtà poco importa. Ormai l’ulivo ci appartiene!
Poche cose sono così salentine, così profondamente radicate in ognuno di noi come l’ulivo, la pianta che ha accompagnato, meravigliato, parlato al cuore, fin dai nostri primi giochi di bambini nelle campagne intorno ai paesi dove siamo cresciuti.
L’ulivo è ”sintesi della nostra storia”e della nostra identità, quella che portiamo nel nostro cuore sempre e ovunque ci conduca il nostro andare quotidiano.
L’ulivo “albero dai rami grandi, su cui possano trovare posto nuovi nomi venuti da lontano insieme ad altri già esistenti, un albero con un’ombra grande, per un amicizia grande quanto il mondo”. Grande quanto grande è l’accoglienza della nostra Puglia.
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