Stabilimento Colacem di Galatina, interrogazione del M5S al Ministro dell'Ambiente
Pubblichiamo il testo integrale dell'Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-06724 presentato, come primo firmatario, dalla senatrice Daniela Donno, del Movimento 5 Stelle. Pubblicato il 6 dicembre 2016, nella seduta n. 731
DONNO , PAGLINI , GIARRUSSO , SANTANGELO , CAPPELLETTI- Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
Colacem SpA, società controllata del gruppo Financo, è il terzo produttore italiano nel settore del cemento, avente uno stabilimento a Galatina (Lecce);
secondo quanto contenuto nell'allegato 1 della relazione tecnica relativa alla domanda di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale del 22 settembre 2016 allo stabilimento Colacem, la costruzione della cementeria, da parte della società Fedelcementi SpA «ebbe inizio nel 1953 e si concluse nel 1956 con la messa in servizio di una linea di cottura del clinker a via semiumida della ditta "Ansaldo". Nel 1968 è stata realizzata una seconda linea di cottura del clinker la quale era della ditta "Humbold" ed utilizzava il processo a via secca caratterizzato dal fatto che le materie prime, macinate ed omogeneizzate, vengono immesse nel forno di cottura allo stato di polvere secca. Tra il 1978 ed il 1984 è stata eseguita una prima ristrutturazione dell'impianto che ha dato luogo alla disattivazione della linea di cottura "Ansaldo" ed alla messa in esercizio di una nuova linea di cottura del clinker a via secca della ditta "Breda". Tra il 1988 ed il 1993 è stata effettuata la completa ristrutturazione dello stabilimento la quale ha portato alla disattivazione delle linee di cottura "Humboldt" e "Breda" ed alla messa in servizio di una nuova linea di cottura a via secca della ditta "Prerov" la quale è provvista di preriscaldatore multistadio, precalcinatore e camera calcinante con aria terziaria, forno rotante e griglia di raffreddamento ad aria. Nel 1990 la Fedelcementi S.p.A. è stata incorporata dalla Colacem S.p.A. Per la produzione del cemento, che viene eseguita macinando il clinker insieme agli altri costituenti (calcare, gesso, pozzolana, ceneri volanti, ecc..), nel tempo è stata realizzata una batteria di impianti di macinazione costituita da 3 molini del tipo tubolare a sfere»;
secondo quanto pubblicato in data 25 ottobre 2016 sul sito istituzionale della Provincia di Lecce, il «Dirigente del Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente ingegner Rocco Merico rende noto che in data 27 settembre 2016 la Società Colacem S.p.A. ha presentato istanza di riesame/rinnovo dell'Autorizzazione Integrata ambientale relativa al cementificio sito in agro di Galatina ai sensi dell'art. 29-octies del D. Lgs. n. 152/2006 e s. m. i.»;
in data 22 novembre 2016, "leccesette" riportava che il 24 novembre si sarebbe discusso «presso la Conferenza dei Servizi della Provincia di Lecce, del riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)». Veniva altresì reso noto che, sul tema, manifestavano la propria posizione le associazioni ambientalista Italia Nostra e Forum Ambiente e Salute, chiedendo di «ampliare la rete dei controlli e immaginare un percorso di dismissione del cementificio Colacem di Galatina»;
all'uopo, con documento prot. n. 58358 della Provincia di Lecce del 24 ottobre 2016, recante ad oggetto "Istanza di riesame A.I.A. ex art. 29-octies decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., relativa all'impianto IPPC cod. 3.1 (impianto di produzione clinker con potenzialità superiore a 500 tonnellate giorno) sito in Galatina (LE) della società Colacem S.p.A. - Riscontro istanza prot. n. 50438 del 27/09/2016. Comunicazione di avvio procedimento e conferenza dei Servizi ai sensi dell'art. 14 della L. 241/90 e successive modifiche", si comunicava che nella medesima data del 24 ottobre 2016 veniva avviato il procedimento citato in oggetto nonché convocata «la prima seduta della Conferenza dei Servizi per l'esame e le valutazioni di cui all'art. 29-sexies, del D.Lgs. n. 152/2006»;
considerato, che:
in data 15 febbraio 2016 in occasione della presentazione del "Report Ambiente e Salute in provincia di Lecce", predisposto da RePOL (Rete per la prevenzione oncologica leccese) oggi CSA (Centro salute ambiente) di Lecce, la relazione del dottor Giovanni De Filippis, direttore del dipartimento di prevenzione della Asl di Lecce, evidenziava che «la ASL ritiene che sarebbe opportuno approfondire tramite le attività del CSA (con tecniche di analisi più avanzate come la spettrofotometria al plasma) le eventuali ricadute di esposizione a radionuclidi in termini di effetti cumulativi per la salute della popolazione nelle province investite dal particolato primario e secondario della centrale termoelettrica di Cerano, dalle emissioni di ILVA e del cementificio Colacem di Galatina»,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti misure intendano adottare al fine di controllare in maniera rigorosa e continuativa il rispetto dei limiti di legge previsti, in riferimento alle emissioni inquinanti dello stabilimento;
se non intendano adoperarsi affinché siano chiarite in modo univoco le conseguenze, sotto il profilo sanitario e ambientale, derivanti dai fenomeni di combustione nello stabilimento, in un'ottica di limitazione dell'attività, della produzione e della durata dell'impianto;
quali studi, monitoraggi ed analisi intendano sollecitare, presso le opportune sedi, al fine di fornire dati aggiornati sui fattori inquinanti riscontrati nello stabilimento e nelle aree attigue nonché quale impatto cumulativo lo stesso possa avere, considerata la presenza di altri siti industriali e sorgenti inquinanti a livello territoriale.
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