Sette meno meno

Seduto sui gradini di una Chiesa,
ad ammirar lo spazio e la distesa,
di un mare d’erba perso all’orizzonte,
di un sole che finisce contro un monte.
Succede sempre verso l’imbrunire,
di starmene in silenzio un po’ a sentire,
tutto quanto il mio cuore ha da ridire,
tutte le novità da riferire.
Non tirava un alito di vento,
tutto era fermo e tutto in movimento.
Riguardavo controluce la mia vita,
la parte sana, la parte ferita.
Rivedevo stagioni ormai passate,
le prime timidezze inaspettate,
le guance rosse e il cuore a 100 all’ora
ed io che mi scordavo ogni parola.
Rivedevo mia madre ad aspettare
o tutta persa nel suo gran da fare,
rivedevo mio padre raccontare
sogni e speranze di vita popolare.
Ripassavo progetti andati in fumo
e i tanti sogni finiti contro un muro,
e poi le cose belle realizzate,
le cose andate storte o trascurate.
Tornassi indietro quel che non farei
e tutto quanto quel che rifarei.
Volevo dare un voto alla mia vita,
analizzare ogni sua ferita,
analizzare la sua parte migliore,
fare un bilancio e aver la soluzione.
Troppe le stelle in cielo a giudicare,
le cose fatte, le cose da salvare,
per questo non potevo esagerare
nella valutazione, nel voto da assegnare.
Era già buio e si apriva un temporale,
scrissi poche parole su un foglio di giornale:
“Do alla mia vita un sette meno, meno, spero di migliorare, spero davvero”.

Venerdì, 12 Aprile, 2013 - 00:02