Settantasei anni fa la strage delle Fosse Ardeatine

Il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, ricorda il sacrificio dei caduti pugliesi

Il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, ricorda il sacrificio dei caduti pugliesi nelle Fosse Ardeatine avvenuto il 24 marzo 1944: "L'emergenza sanitaria non consente di tenere cerimonie, ma non nega la memoria. Il 24 marzo di settantasei anni fa gli occupanti nazisti portarono a termine l'eccidio nelle cave di pozzolana alla periferia sud di Roma. La strage di 335 militari, civili, prigionieri politici ed ebrei è stata la più grave rappresaglia di tutta la seconda guerra mondiale in una capitale europea.
'Delle date luttuose nella storia del nostro Paese; nessuna forse è tragica al pari di questa' ha detto Umberto Terracini, uno dei padri costituenti, in una manifestazione nel Sacrario sulla via Ardeatina. Nella spietata conta degli ostaggi da sacrificare - 10 italiani per ognuno dei 33 soldati altoatesini periti nell'azione partigiana del giorno prima in via Rasella - la fretta di “eseguire l'ordine” portò a commettere un errore. Furono le cinque vittime in più a costare al colonnello delle SS Herbert Kappler la condanna all'ergastolo nel dopoguerra, perchè le convenzioni internazionali riconoscevano il diritto di rappresaglia.
Il nostro Paese ha fatto dei 335 martiri il simbolo del dolore ma anche della dignità di un popolo che reagiva a un'occupazione pesante. Tra i trucidati c'erano ufficiali del Fronte militare clandestino e civili impegnati nella lotta partigiana, come il tenore foggiano Ugo Stame, torturato a via Tasso prima d'essere avviato alle Fosse.
Di rilievo le figure di due terlizzesi: l'insegnante antifascista Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, il sacerdote che nascondeva fuggitivi ed ebrei. Rendendo omaggio, nel ventennale,'a quanti hanno combattuto la battaglia per la libertà', Aldo Moro collegò l'eccidio 'al vasto e decisivo movimento ideale che chiamiamo Resistenza e del quale dobbiamo cogliere i motivi profondi'.
Diciannove i caduti originari della nostra regione o legati da motivi familiari. Li nominiamo tutti, offrendoli al ricordo e al rispetto di tutti i pugliesi, riconoscenti per i valori che col loro sacrificio continuano a trasmettere alle giovani generazioni, ai ragazzi che hanno tanto da imparare.
Antonio Ayroldi, di Ostuni, maggiore dell'Esercito Teodato Albanese, di Cerignola, avvocato Manfredi Azzarita, di origini molfettesi, capitano di cavalleria Ugo Baglivo, di Alessano, docente universitario Umberto Bucci, di Lucera, impiegato il figlio Bruno Bucci, caporalmaggiore dell'Esercito Ferruccio Caputo, di Melissano, militare di leva Emanuele Caracciolo, nato a Tripoli da genitori di Gallipoli, regista, Federico Carola di Lecce, capitano dell'Aeronautica, il fratello Mario Carola, nato a Gaeta, capitano dell'Esercito Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, maggiore dei Carabinieri Cosimo Di Mirco, nato a Porto Said da genitori di Trani, soldato Gioacchino Gesmundo, di Terlizzi, professore di lettere e filosofia Gaetano La Vecchia, di Barletta, ebanista Giuseppe Lotti, di Andria, operaio don Pietro Pappagallo, di Terlizzi, sacerdote Antonio Pisino, ufficiale della Regia Marina Vincenzo Saccotelli, di Andria, falegname Nicola Ugo Stame, di Foggia, cantante lirico.
A questi vanno aggiunti gli altri resistenti pugliesi fucilati a Forte Bravetta, sempre nel contesto della lotta antinazista. La Puglia non dimentica.

Martedì, 24 Marzo, 2020 - 00:05