Sequestrati beni per 13 milioni di euro a persone ritenute vicine al clan Coluccia

Le indagini della Guardia di Finanza partite nel settembre scorso quando furono arrestati e poi scarcerati nove indagati. L'operazione denominata "As Petro"

Al termine di complesse indagini di natura patrimoniale e finanziaria, gli uomini del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecce hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro - emesso della 2^ Sezione Penale del  Tribunale di Lecce, su richiesta del Sost. Procuratore  Alessio Coccioli - nei confronti dei componenti di un presunto gruppo criminale con base a Galatina, capeggiato da persone ritenute contigue ad esponenti di rango del clan mafioso “Coluccia”.
In particolare sono stati sottoposti a vincolo reale attività commerciali, quali gioiellerie, supermercati e società immobiliari, con immobili ubicati nei Comuni di Lecce, Galatina, Aradeo, Melendugno, autovetture e disponibilità finanziarie i l cui valore complessivo è stato quantificato in oltre 13 milioni di euro.
In dettaglio sono stati sequestrati 24 fabbricati (abitazioni, locali commerciali e garage), 1 terreno, 21 beni mobili registrati (auto/motoveicoli), 4 società (di cui una esercente attività di supermercato, due di commercio all’ingrosso di preziosi ed una immobiliare), 3 ditte individuali (di cui una esercente attività di supermercato e due di commercio al dettaglio di prezi osi), saldi attivi riferiti a n.54 rapporti finanziari ed 8 rapporti assicurativi/fondi pensione.
L’esecuzione delle misure di sequestro è intervenuta a conclusione di un’indagine delegata alle Fiamme Gialle dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia - denominata convenzionalmente “RIBA” - che aveva portato nel mese di settembre dello scorso anno all’esecuzione di 9 misure cautelari personali ed al sequestro preventivo, ex art.12 sexies  della legge 356/1992, dei beni riconducibili agli indagati per oltre 5 milioni di euro.
Le investigazioni, che hanno interessato un ampio arco di tempo, avrebbero evidenziato come gli odierni destinatari del provvedimento di sequestro fossero dediti all’usura, all’esercizio abusivo della raccolta del risparmio, alle estorsioni, al riciclaggio, al reimpiego di denaro di provenienza delittuosa ed alla turbativa d’asta.
Tali indagini avrebbero, inoltre, messo in rilievo come il presunto gruppo criminale, anche in ragione della vicinanza ai “Coluccia”,, nel perseguire i propri intenti si avvalesse di modalità mafiose, accompagnando le proprie pretese creditorie con comportamenti minacciosi sfociati in numerosi episodi di estorsione e di violenza privata.
La Guardia di Finanza avrebbe anche accertato l’uso di precise strategie di infiltrazione nell’economia legale. Infatti, una parte dei proventi conseguiti dai delitti di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria sarebbe stata impiegata per finanziare sia attività commerciali riconducibili a congiunti degli indagati, operanti nel settore dei supermercati e del commercio di oro e preziosi, sia la presenza, in occasione delle compravendite, immobiliari, come attestato dalla frequente partecipazione di alcuni degli indagati alle procedure esecutive presso il Tribunale di Lecce.
Mirati riscontri sulla regolarità di tali aggiudicazioni avrebbero fatto emergere gravi condotte tese a turbare la libertà degli incanti mediante minacce di azioni ritorsive rivolte dai sodali contro privati finalizzate ad ottenere l’abbandono dell’asta e l’aggiudicazione dei relativi beni.
Sulla scorta di questi risultati investigativi, il GICO del Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce, con il supporto di finanzieri  in forza al Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata, ha eseguito accertamenti, volti a verificare l’esistenza dei presupposti legislativi per l’applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, ai sensi della vigente legislazione antimafia.
La complessa attività investigativa avrebbe permesso di raccogliere inconfutabili elementi attestanti l’elevata pericolosità sociale degli investigati, la loro propensione a delinquere e la loro refrattarietà ad adeguarsi alle regole che presiedono l’ordinato e quieto vivere sociale.
Con  la collaborazione di personale dello Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata di Roma, sono stati eseguiti approfonditi accertamenti patrimoniali e finanziari, che avrebbero consentito di verificare l’esistenza di una netta sperequazione tra le elevatissime disponibilità economico – patrimoniali e la ben più modesta posizione reddituale da ciascuno dichiarata.
Alessio Coccioli, Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, condividendo la proposta formulata dai Finanzieri, ha inoltrato al Tribunale di Lecce apposita richiesta di applicazione della misure di prevenzione personale e patrimoniale disciplinate dal D.lgs. 1592011.

Il 23 marzo scorso, la Seconda Sezione Penale di Lecce– riunita in funzione di Tribunale della Prevenzione – ha disposto il sequestro dei beni mobili, immobili e delle disponibilità finanziarie che non hanno trovato giustificazione nei redditi dichiarati e nelle attività svolte dagli indagati e dai loro familiari.
I beni posti sotto sequestro sono stati affidati all’amministrazione di un custode giudiziario appositamente nominato dal Tribunale di Lecce. L'operazione in gergo era stata denominata "As Petro".

Giovedì, 7 Aprile, 2016 - 20:23

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