Sclerosi multipla, sarà possibile combattere la stanchezza cronica
Uno degli effetti più invalidanti della sclerosi multipla (Sm), seconda malattia neurologica nel giovane adulto dopo l’epilessia, è la stanchezza cronica, per la quale non esistono al momento terapie efficaci. Una risposta innovativa non farmacologica arriva oggi dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr), che dopo cinque anni di lavoro del suo Laboratory of Electrophysiology for Translational neuroScience (Let’s) ha messo a punto un trattamento di neuromodulazione, sperimentato presso l’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina di Roma e illustrato sulla rivista 'Journal of Neurology'.
“Nelle persone con sclerosi multipla, con l’aumento della spossatezza, si aggravano le alterazioni dell’attività e dei rapporti funzionali di certe regioni cerebrali”, spiega Franca Tecchio dell’Istc-Cnr, coordinatrice dello studio. “Con l’affaticamento, le aree di controllo del movimento divengono troppo eccitabili, mentre quelle somatosensoriali, che ricevono informazioni tattili e percettive dal corpo, lo divengono meno e comunicano male con le prime”.
L’obiettivo dell’équipe era compensare queste alterazioni. “Abbiamo adattato una neurostimolazione che aveva già reso i soggetti sani più resistenti all’affaticamento ai pazienti affaticati, stimolando selettivamente le aree somatosensoriali senza aumentare ulteriormente l’eccitabilità delle regioni di controllo del movimento”, prosegue Tecchio. “In pratica, abbiamo posizionato sulla testa della persona affetta da Sm un elettrodo sagomato in base alla propria risonanza magnetica cerebrale, applicando così la stimolazione transcranica con corrente continua sulle regioni somatosensoriali di tutto il corpo, arti inclusi”.
I ricercatori hanno eseguito una sperimentazione clinica cross-over, randomizzata, in doppio cieco. “Abbiamo cioè somministrato a ciascun paziente due blocchi di stimolazione, uno reale, l'altro placebo, in ordine casuale”, precisa la ricercatrice del Cnr. “Ogni blocco consisteva in 5 giorni di neuromodulazione transcranica in corrente continua per 15 minuti, sulle aree primarie somatosensoriali di entrambi gli emisferi. Mentre il placebo non ha sortito alcun effetto, il trattamento personalizzato ha ridotto la fatica in media del 26%. Risultati incoraggianti che aprono prospettive terapeutiche nuove”.
Il campione verrà ora ampliato a un gruppo di circa 50 pazienti, con un trial clinico europeo che coinvolgerà più centri anche esteri e contestualmente sarà messo a punto un trattamento domiciliare.
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