Ritorno alle origini

Ricordo chiaramente gli immensi centri commerciali, abbandonati, vuoti, vetri rotti, erba altissima tutt’intorno dove c’erano parcheggi, cani randagi che si muovevano malamente dappertutto, stanchi ed affamati. Città al buio, neanche un’auto in giro, barboni ovunque, strade deserte, bar chiusi, gente triste e malvestita. Falò per cucinare e per riscaldarsi, legna raccolta qua e la, macchine ormai arrugginite ferme dappertutto, strade, autostrade, palazzi e aeroporti deserti.  Nessuna autorità, nessun comando, molta gente trasferita lungo le coste a pescare, altra in piena campagna a coltivare qualcosa per mangiare, allevare qualcosa da mangiare. 
Ciminiere ormai spente, navi vuote alla deriva, fogli di carta, relazioni, interventi, sparsi per strada, portati dal vento.  Il cielo più luminoso, le stelle più chiare, le stagioni più regolari. Aria pulita.La mia scuola sporca, cadente e piena di gatti, la chiesa piene di polvere con i dipinti cancellati,  le scritte illeggibili, le sue statue cadenti. L’orologio fermo a mille anni fa.  Un inarrestabile ritorno al passato, uno straordinario ritorno alle origini.   
Mi svegliai di soprassalto che era già tardi, era solo un brutto sogno.  Colpa di quel panino strapieno mangiato in un locale la sera prima.   In piazza la “vita” era già a mille. Entro in un bar, cornetto e caffè, passo davanti ad una vetrina: una camicia a fiori, come ai miei tempi. Bellezza, tornerò a comprarla.
Compro un giornale, c’è la fila. C’è la pubblicità di una nuova “spider” rateizzabile, andrò a provarla, vicino ancora la pubblicità di una spiaggia deserta e assolata per una vacanza davvero indimenticabile, andrò ad informarmi.  Per il ritorno alle origini c’è ancora tempo ma ci sarà.

Domenica, 4 Maggio, 2014 - 00:05