Risolto in poche ore il sequestro di una bambina a Monteroni

Gli autori, un uomo ed una donna, sono stati arrestati dai Carabinieri

La richiesta giunta alla Centrale Operativa dei Carabinieri è di quelle che fanno accapponare la pelle: da circa tre ore non si avevano più notizie di una bambina bulgara di sei anni, scomparsa dal parco giochi nei pressi dell’area mercatale di Monteroni, mentre stava lì giocando con la sorellina di nove anni. La mamma le aveva lasciate a casa per andare a lavorare, e loro, nella città in cui vivono ormai stabilmente, erano uscite per andare a passare qualche ora spensierata al parco giochi, complice la bella giornata. Ed è proprio qui che è cominciato l’incubo.
Le due sorelline sono state avvicinate da una persona che conoscevano di vista, un tale Gianni, che era accompagnato da una donna. Sembrerebbe che inizialmente Gianni e la donna abbiano provato a convincere la sorellina più grande a seguirli, con la promessa di un gelato, ma incassato il suo diniego, sono passati a cercare di persuadere, riuscendoci, la sorellina più piccola, che chiameremo Maria con un nome di fantasia. Quindi Maria si è allontanata in compagnia di Gianni e della donna sconosciuta, i quali sono saliti sullo scooter di Gianni e si sono allontanati. La  sorellina più grande ha provato a rincorrere lo scooter che si allontanava con i due individui e Maria a bordo, senza però riuscirci, e non le è rimasto altro che cercare il papà per raccontargli l’accaduto. Ed è a questo punto che i genitori di Maria, in preda alla disperazione, si sono rivolti ai Carabinieri, narrando l’accaduto e fornendo particolari sulla descrizione di Gianni, che è risultato essere  un soggetto noto alle forze di polizia. Immediate sono partite le ricerche dei Carabinieri di Monteroni, che sono riusciti nell’immediatezza a rintracciare Gianni. Questi, benché in preda ai fumi dell’alcool, si è mostrato abbastanza collaborativo e ha confermato subito che si era avvicinato alla bambina insieme a una donna, V. P., 31enne leccese, anch’essa nota alle forze dell’ordine, e che, convinta la bambina a seguirli, lui le aveva accompagnate sul suo scooter.
Gianni ha infine raccontato che ad un certo punto si è fermato con lo scooter presso un bar per prendere da bere, e che all’uscita di tale bar, V. P.  e la bambina si erano allontanate a piedi facendo perdere le loro tracce e senza che lui sapesse dove fossero andate.
Allora i Carabinieri si sono recati presso l’abitazione di V. P., ma all’interno sembrava che non ci fosse nessuno; nel frattempo, Gianni veniva condotto in caserma presso il Comando Provinciale di Lecce per i successivi accertamenti.
Data la gravità della situazione, che aveva altresì messo in subbuglio la comunità bulgara di Monteroni, dal Comando Provinciale di Lecce dei Carabinieri venivano distaccate anche due autoradio dell’Aliquota Radiomobile, affinché coadiuvassero nelle ricerche la Stazione di Monteroni.
Le due autoradio invece hanno iniziato a battere tutti i luoghi di Lecce dove in passato era solita trascorrere le sue giornate V. P., senza trovarla. Da qui la decisione di tornare, a casa della donna. A prima vista e come in precedenza la porta risultava chiusa, così come le finestre, e le luci erano spente; da un’analisi più approfondita su tutto il perimetro del palazzo, si scorgeva però sulla parte posteriore una grata del balcone socchiusa, ed uno spiraglio di luce che veniva dal bagno, ma nonostante ciò, la porta continuava a restare chiusa anche bussando con veemenza, visto che il campanello dell’abitazione era guasto.
Alla luce di tutti questi elementi, veniva data notizia di quanto stava accadendo a Valeria Mignone, magistrato di turno presso la Procura di Lecce,  che concordava sulla necessità di effettuare nell’immediatezza una perquisizione a casa di V. P., procedendo eventualmente anche alla rimozione di ostacoli.
Il portoncino dell’abitazione di V. P., formata da due ante, fortunatamente aveva l’anta fissa che non era stata bloccata con il fermo al pavimento, e per di più non era neanche chiusa a chiave ma risultava socchiusa, per cui i carabinieri riuscivano agevolmente ad entrare in casa con una semplice pressione del portoncino stesso.  V. P. era nella sua stanza e, al suo fianco, addormentata c’era la piccola Maria.

I carabinieri hanno preso Maria, che si è svegliata di soprassalto, piagnucolando spaventata; l’hanno chiamata per nome, e lei ha risposto; quindi, dopo averla avvolta in una coperta per difenderla dal freddo ed dopo averla tranquillizzata, l’hanno portata di corsa presso il Comando Provinciale di Lecce, riscontrando comunque subito che obiettivamente la stessa era in buone condizioni di salute. V. P. veniva intanto portata in caserma.
La notizia e tutte le fasi del ritrovamento della piccola Maria sono state partecipate alla comunità bulgara radunata in strada da parte del Luogotenente Giordano Protopapa, Comandante della Stazione di Monteroni, facendo sciogliere la tensione in un applauso liberatorio generale.
Al termine dell’incubo, durato fortunatamente solo poche ore, la piccola è tornata a casa con i suoi genitori, mentre per Gianni e V. P., sempre su disposizione della dottoressa Mignone, si sono aperte le porte del carcere. Dovranno rispondere di sequestro di persona in concorso, che, commesso nei confronti di un minore di anni quattordici, prevede una pena dai tre ai quindici anni di reclusione.

Mercoledì, 11 Giugno, 2014 - 00:03