Questione morale
Ogni tanto irrompe sulla scena italiana la cosiddetta “questione morale”. Poi come d’incanto, tutto evapora, lasciando alle spalle soltanto focose dissertazioni, molteplici veleni e assenza di rimedi. Tra l’altro, in proposito, ci si sforza a far credere che l’argomento interessi esclusivamente il grasso e grosso filone delle ruberie, perpetrate nel contesto degli apparati pubblici da parte di addetti e politici corrotti. In tal modo, si tende a dimenticare che la “questione morale” è più complessa e totale, abbraccia l’interezza della vita pubblica e privata, chiedendo uniforme osservanza in ogni caso, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni atto. Riguarda le truffe e le appropriazioni fraudolente da parte di singoli, ma anche il riprovevole andazzo di molte Istituzioni in materia di soverchi atti amministrativi e di sperperi finanziari di ogni tipo. Così si gonfia la presenza di addetti alle segreterie particolari e la chiamata di consulenti esterni che è divenuta smodata. Si sono ampliati i posti dirigenziali da passare al godimento di persone di fiducia. E’ anche esplosa una corposa pletora di iniziative, dirette a suffragare il corteo dei postulanti, amici degli amici. Un groviglio enorme di ingente spesa pubblica, aggravato, in alcuni luoghi dal varo di carrozzoni collaterali che fanno rimpiangere le tanto vituperate “partecipazioni statali” e i “boiardi di Stato”. Su tutto, una montagna di prebende con remunerazioni elevatissime e con gettoni di presenza corposi. Tale stato di fatto, agevolato da mancanza di controlli, ogni giorno di più, si dilata e sta involgendo, a cascata, numerosi Enti locali, Comuni, Regioni e affini, che modulano, impropriamente, le loro strutture sulla perversa strada dell’aumento della spesa pubblica da cui inizia proprio la questione morale. Perciò, la spesa è cresciuta e la clientela pure. Così il tutto fare amministrativo avverte l’incombenza di un possibile dissesto finanziario in crescita e l’esigenza di elevare i tributi locali. Riacquistare, quindi, il senso della misura. Comprendere che nella pubblica amministrazione non tutto è consentito e molto risulta inopportuno. Abbassare gli esosi emolumenti degli incarichi pubblici, recenti e passati, a tutti gli interessati. E’ pur vero che non vi è da scandalizzarsi se la politica costa. Vi è, però, da scandalizzarsi quando viene a costare oltre misura, senza freno e a piacimento con smodati profitti, in molti casi intollerabili.
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