"Quella tela è un falso o un'inesistente?" Qualcuno allora dovrà restituire 19000 euro alla Città di Galatina
Caro Direttore, mercoledì 26 Novembre, ho letto l’articolo dal titolo “A GALATINA ESISTE UN VERO QUADRO DI GIOACCHINO TOMA” a firma del Sacerdote Don Antonio Santoro nel quale egli si dichiara sconcertato dalle parole pronunciate dall’Illustre critico Prof. Philippe Daverio in merito alla tela del pittore Galatinese: «Questa tela non ha nulla del Toma» . Tale affermazione non mi ha destato sconcerto, in quanto già conoscevo perfettamente la storia della tela avendola ricostruita dall’acquisto in poi. Ero quindi già convinto che non si trattasse di un’opera autentica.
La lettera del Sacerdote ha risvegliato in me il ricordo di aver vissuto in prima persona quel periodo, essendo stato vicino all’amico fraterno e compagno Lucio Romano: non posso quindi tacere su una questione che mi sta particolarmente a cuore.
Dico questo essendo consapevole di alimentare ulteriormente la controversia con coloro che contribuirono all’acquisto della tela dal titolo “L’Elemosina” attribuita al Toma la cui autenticità è stata messa in dubbio dal compianto Lucio Romano. Lo faccio non per mera e pura polemica ma per il desiderio di stabilire una volta per tutte la verità.
I fatti sono i seguenti:
- in data 04/01/2006 l’Associazione Salentina Promotrice di Belle Arti di Torchiarolo, propone al Comune di Galatina la vendita di un dipinto dell’artista Galatinese Gioacchino Toma dal titolo “L’elemosina” per la somma di € 19.000,00;
- in data 10/03/2006 fu acquistato dalla Amministrazione Garrisi -pur non avendo dato incarico a critici esperti per accertarsi della sua autenticità (così risulta dalle carte)- un quadro dal Titolo “L’Elemosina” attribuita al Toma, per promuovere e valorizzare il recupero della “memoria” intesa come patrimonio storico, artistico e culturale;
- sul “Titano” (supplemento economico de “Il Galatino”) n° 13 del 27/06/2006 a pagina 25 apparve un articolo a firma di Domenica Specchia, docente di Storia dell’Arte all’Istituto d’Arte di Galatina, nel quale si dava la notizia dell’acquisto de “L’Elemosina” come opera di Gioacchino Toma;
- il 03/08/2006 un articolo apparso sul quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Antonio Liguori citava: il poeta Lucio Romano, pur non essendo un critico d’arte ma attento studioso della vita e delle opere del Toma, esprime forti dubbi sull’autenticità della tela acquistata dal Comune di Galatina, chiedendo (sempre il poeta) al nuovo Sindaco, Sandra Antonica, da poco insediato, di costituire una Commissione culturale d’inchiesta per stabilire l’autenticità dell’opera;
- il 04/08/2006 il Sindaco, per fugare i dubbi sollevati dalla denuncia di Lucio Romano, avvia le procedure per verificare la reale identità dell’opera convocando una Commissione di esperti costituita da:
- Prof. Lucio Galante (Cattedratico di Storia dell’Arte dell’Università di Lecce);
- Prof. Antonio Cassiano (Direttore del Museo Provinciale “Castromediano” di Lecce;
- Prof.ssa Domenica Specchia (Docente di Storia dell’Arte dell’Ist. d’Arte Gioacchino Toma Galatina);
- Dott.ssa Brizia Minerva (esperta di restauro);
- Prof. Luigi Rossetti (già Assessore alla cultura della Giunta Garrisi);
- Dott. Cosimo Montagna (Assessore alla cultura della Giunta Antonica);
Faccio presente che almeno uno dei componenti di quella Commissione, in particolare il Prof. Rossetti (in evidente conflitto di interessi facendo questi parte della Giunta promotrice dell’acquisto), non poteva far parte della stessa.
A settembre 2006, Lucio Romano chiese all’Illustre Prof. Mons. Antonio Antonaci, storico ed esperto del Toma, di esprimersi sulla vicenda, ma quest’ultimo, pensando che si trattasse delle solite questioni politiche, rispose che non aveva voglia di entrare nelle diatribe tra partiti (faccio presente che Lucio già da molti anni non faceva più politica attiva).
In seguito a varie riunioni della Commissione e alla scomparsa di Lucio Romano avvenuta in data 08/02/2007, il 25/02/2007 la suddetta Commissione, dopo averlo minuziosamente esaminato con l’ausilio della lampada di Wood, conclude la discussione sintetizzando: il dipinto è coerentemente datato; il tema rientra tra quelli trattati dal Toma; trova tuttavia delle parti deboli nella parte centrale e nella figura della mendicante, e dallo stesso esame con la lampada di Wood, risulta che vi sono parti integrate (o forse addirittura ripensate) e la firma e la data appaiono aggiunte successivamente. Tuttavia, la Commissione conclude che “l’opera non è un falso e che la stessa potrebbe rientrare in un catalogo dell’artista Galatinese, senza essere considerata tra le più significative”.
In seguito alla scomparsa del poeta Lucio Romano, il Prof. Antonio Antonaci, forse per rimorso o forse perché sollecitato dal giornalista e direttore de “Il Galatino” Rossano Marra (“chiusa la querelle sulla tela di Gioacchino Toma. Forse no!”, Il Galatino, 16/03/2007) scende in campo sulla vicenda dicendo “che quella tra Lucio Romano e la Prof.ssa Specchia era una polemica mal posta, in quanto il quadro non sarebbe un falso, bensì un inesistente.” “il Toma – continua – non ha mai dipinto l’opera in questione, né tanto meno l’ha mai firmata perché il pittore galatinese non firmò mai le sue opere in basso alla composizione, bensì -e non le firmò neppure tutte- sul retro della tela . Inoltre essendo professore di disegno e quindi di calligrafia, aveva una forma particolare di firmare le sue iniziali quasi incastrate l’una nell’altra”.
Il Prof. Mons. Antonaci asseriva che l’acquisto del Comune è “un vero e proprio inganno che è qualcosa di più grave del falso”. Conclude poi sul giudizio della Commissione “la tela attribuita al Toma (ma non è sua!) è un fatto su cui cadono molti esperti. Quelle della Commissione sono in gran parte delle supposizioni, perché il verdetto non si formula mai con i condizionali, bensì con i verbi affermativi. La Commissione aveva il compito di dire se la tela è del Toma oppure no”.
Concludo dicendo che: 1) avendo avuto un ulteriore, anche se verbalmente, parere autorevole da parte del Prof. Daverio contrario a quello della Commissione; 2) siccome non è stata mai fatta chiarezza sull’autenticità della tela poiché la Commissione espresse un giudizio all’italiana del colpo alla botte e l’altro al cerchio, e non come si volle far credere con quell’articolo apparso sul quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno del 25/02/2007 dal titolo “L’elemosina è autentica” da parte dei diretti interessati; 3) anche se sono passati più di sette anni, ritengo giusto riportare la vicenda all’attenzione pubblica per il semplice fatto di ridare dignità ad una persona a me molto cara, scomparsa prima che la Commissione emettesse la decisione, andandosene via da questa terra col cruccio di non aver potuto dimostrare che si trattasse di un falso. Oggi, col senno di poi e sulle ali dei pareri espressi da personaggi autorevoli, possiamo affermare con certezza che si tratta o di un falso o di un inesistente o che quella tela non ha nulla del Toma.
Colgo quindi l’occasione per esprimere i miei più sinceri e cordiali saluti.
Gentile Augusto, la Sua interessante e documentata lettera, rende senz'altro il giusto merito all'uomo ed al poeta Lucio Romano ma è priva, se mi consente, della conclusione 'politica' che il 'compagno Lucio' avrebbe molto probabilmente tratto. Quella tela è costata 19000 euro dei cittadini galatinesi. Se non fosse di Toma varrebbe tutti quei denari? Occorre saperlo perché, se si trattasse realmente di "un falso o di un'inesistente", qualcuno dovrà rifondere le casse cittadine almeno per la differenza di valore.
Il consigliere comunale Augusto Fachechi, traendo le conseguenze di quanto qui ha scritto, può, dunque, interrogare in merito il Sindaco?
Ricambio con stima i Suoi cordiali saluti. (d.v.)
Philippe Daverio, i libri i cavalli
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