Quell'11 novembre di guerra
Caro Dino, quella mattina di giugno mia nonna Cristina aveva notato una vivace attività aerea nel vicino aeroporto di Galatina. Appena ebbe l'occasione chiese notizie al "trainiere", uscito dalla base militare e che dal mattino presto stava consegnando materiale edile. "È scuppiata a guerra!" -fu la risposta dell'uomo che, senza fermare il suo "traìno", continuò: "U duce ave dichiaratu guerra alla Francia e all'inglesi". Era il 10 giugno 1940, mio padre quattordicenne insieme alla sua famiglia alloggiava nel periodo estivo, non certo per villeggiare ma per lavoro, nella Masseria di Torre Pinta, e l'Italia di Mussolini, una volta consolidata l'alleanza d'acciaio con la Germania di Hitler, rompe gli indugi e la non belligeranza, entrando in guerra accanto al potente alleato. Gli alleati, però, non stanno a guardare. Infatti la Royal Navy britannica, guidata dall'ammiraglio Andrew Cunningham, decide di dare vita a un'operazione per inabissare le unità navali italiane dislocate nel porto di Taranto, perfezionando un piano d'attacco notturno con aerosiluranti, studiato già nel 1935 nella guerra d'Etiopia. Il piano non è dei più semplici, l'ammiraglio sa che il fattore sorpresa è fondamentale. Il porto di Taranto ospita gran parte della flotta della Regia Marina.
Siamo nel novembre del 1940, sono passate poche settimane dall'attacco delle truppe italiane alla Grecia e la sensazione che si respira è di pericolo. Gli italiani si aspettano una controffensiva britannica, e perciò a Taranto sono state riunite le navi di battaglia: Andrea Doria, Caio Duilio, Conte di Cavuor, Giulio Cesare, Littorio e Vittorio Veneto, gli incrociatori pesanti Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola, Trento, Trieste e Zara, i due incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca deli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi, e svariati cacciatorpedinieri.
L'11 Novembre pochi minuti prima delle 23:00 il silenzio del porto viene interrotto. Le sirene di allarme s'attivano ma gli equipaggi delle navi non fanno in tempo ad utilizzare le mitragliere, i venticinque aerei inglesi sono fulminei. Dopo poco più di quaranta minuti la flotta italiana presenta ingenti danni. A ciò si aggiunge la morte di 52 marinai e altre centinaia di feriti. Taranto viene scossa fortemente dall'attacco.
È la Perl Harbour italiana, dove la superiorità della Marina inglese è evidente, purtroppo la prima di una serie di sconfitte con il risultato che i libri di storia ci raccontano.
Oggi l'11 Novemnbre è atteso da tutti per assaggiare il vino novello di San Martino, con amici e parenti, davanti alle caldarroste scoppiettanti e "pittule" frivolanti, ma per la nostra Marina Militare, purtroppo, è una data particolarmente spiacevole da ricordare.
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