"In quegli anni eravamo tutti più buoni"
“Un piccolo passo per l’uomo, un balzo da gigante per l’umanità “. Con queste parole Neil Armstrong, uscendo dal modulo lunare dell’Apollo 11, accompagnò la deposizione del sigillo umano sulla luna mentre imprimeva l'impronta dei suoi piedi sulla polvere selenica. Era la sera del 20 luglio del 1969. Ricordo benissimo quella sera. Io, allora studente universitario, e mio padre restammo attaccati alla tv ore ed ore, col cuore palpitante, sia per una certa paura che qualcosa all’ultimo momento potesse non andar bene, sia perché per noi giovani quella missione rappresentava motivo di fiducia per le nostre speranze e rafforzava l'aspettativa per una vita migliore.
In verità quel l’avventura lunare dava un po’ la sensazione di qualcosa di affrettato. Nella gara per la conquista dello spazio i russi avevano preceduto gli americani con un loro uomo in orbita attorno alla Terra. Ed in quella occasione l’allora presidente USA, J. F. Kennedy, promise al mondo intero che gli americani avrebbero messo piede sulla luna prima della fine di quel decennio. E il decennio stava per scadere! Il nuovo presidente Johnson aveva ereditato la sua promessa e il suo programma.
Infine, quella sera del 20 luglio 1969, dopo tante ore davanti alla tv in bianco e nero e dall’enorme tubo catodico, Tito Stagno urlò: “Ha toccato, ha toccato!” Fu un grande sollievo e orgoglio la prima reazione. Uno stato d’animo e un sentimento che ci accomunava tutti. Qual era il significato di quella impresa per noi ventenni di allora? Significava molto, tanto! Tutto il mondo occidentale era pervaso da un fremito di rivalsa. Gli anni bui bellici e post-bellici non erano poi tanto lontani. Era tempo di ricostruzione. Come se fosse in atto un’altra rivoluzione industriale: l’economia in Italia, sostenuta da una lira forte, galoppava. I ricordi delle ristrettezze economiche erano alle spalle. Le famiglie viaggiavano in Fiat 500 e in Fiat 600. Il lavoro in Italia, l’espansione industriale e le rimesse degli emigranti avevano consentito a quasi tutte le famiglie una casa, pur se modesta.
Erano però pure gli anni della rivoluzione culturale. Il movimento del ‘68 e ‘69 aveva portato alla contestazione di massa di operai e studenti contro i pregiudizi socio-politici. In quasi tutto il mondo occidentale si occupavano le fabbriche, le università, le scuole. Quello del ‘69 fu il primo “hot autumn” come sentenziò “The Economist”.
A Woodstock, negli USA, era già tutto pronto per il festival di musica rock. Mancava meno di un mese. Woodstock divenne il luogo d’incontro della cultura hippie (figli dei fiori) e predicavano pace e libero amore.
Ha buona ragione Valentina Chittano, nel suo editoriale in questo stesso quotidiano, a dire che in quegli anni eravamo tutti più buoni. Ci sostenevano la speranza è la fiducia in un mondo migliore. Le espressioni politiche, i rapporti e le aspettative sociali erano molto più umani e affidabili. Ci si accontentava di poco, dell’indispensabile. I sentimenti di disponibilità e altruismo erano tangibili. Il successo di uno era quello di tutti; e ogni opera, scoperta o conquista veniva condivisa. Lo sbarco sulla luna rappresentava perciò la consapevolezza che l’uomo, ognuno di noi, era capace e in grado di raggiungere traguardi sempre più ambiziosi: nello spazio e in tutti gli altri ambiti. Quello sbarco era una autoesaltazione universale: ci permetteva di guardare con maggiore fiducia e consapevolezza in un futuro sempre più sicuro e tranquillo.
Ben presto però ci dovemmo tutti ricredere. Gli anni e i decenni successivi si presentarono subito pregni di avvenimenti negativi in tutti gli ambiti: culturale, sociale, economico, politico. E improvvisamente ci siamo ritrovati, come al risveglio di un bel sogno, con una realtà matrigna e incattiviti dentro per la delusione. Appunto, gli anni descritti da Valentina. Intanto la luna continua da lassù a guardarci e ricordarci che mezzo secolo fa abbiamo fatto un patto con lei. Abbiamo promesso a tutti pace, amore e altruismo. E tutto questo è stato sottoscritto con un sigillo perenne a perenne ricordo. Solo che lo abbiamo fatto coi piedi!
Ci siamo imbruttiti, luna. E siamo più soli
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