Quando a Gallipoli si fissava il prezzo dell'olio per tutta l'Europa

L'Associazione Gallipoli Nostra scoprirà domani una lapide nei pressi del luogo in cui erano collocate le 'Pile regie di caricamento'

Sulla rampa di discesa al Mercato del Pesce di Gallipoli, a poca distanza dal luogo in cui erano collocate le antiche Pile regie di caricamento degli olii di oliva, a cura e spese dell’Associazione Gallipoli Nostra, sarà scoperta una lapide marmorea. L'iniziativa ha trovato la collaborazione dell’Amministrazione comunale con il patrocinio gratuito. La lapide, dettata nel 1932 da Ettore Vernole in occasione della Costruzione del primo mercato del pesce, andò distrutta nel 1943.
Questo documento è di una eccezionale bellezza anche per la stupenda sintesi che si fa della storia commerciale di Gallipoli, piazza da cui si esportava l’olio d’oliva in tutta Europa. A Gallipoli avevano la loro sede i Viceconsolati di tutte le Nazioni estere e qui si stabiliva, il 6 dicembre di ogni anno, la voce, cioè il prezzo corrente di mercato. Le pile regie di caricamento erano quattro enormi  vasche in pietra leccese, rifatte in marmo nel 1806. Ogni pila aveva  una capacità di 11 salme d’olio, misura di caricamento, pari a  1620,42 litri. Erano queste vasche ricoverate in due ambienti coperti in muratura addossati alle pareti di fondazione  del ponte di ingresso, subito dopo la seconda curva e prima del ponte levatoio in legno. Per le verifiche delle quantità di olio esportato dal porto di Gallipoli e per la riscossione della relativa tassa di esportazione, vi era addetto un gabelliere regio munito di  un’asta di bronzo, opportunamente graduata. Ne fa memoria anche Gabriele D’Annunzio (che conobbe Gallipoli nel 1895 nella “Beffa di Buccari”, in cui ricorda, tra gli altri eroi, il nostro Umberto Biancamano. Egli fu  “uno dei trenta in una sorte”, gli incursori cioè della Regia Marina che con  tre MAS, nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1918, ebbero l’ardire di violare la rada di Buccari. Una memoria perciò importantissima per la città di Gallipoli, piazza di esportazione principale dal Regno di Napoli e centro pulsante dell’economia di quei tempi. Da questa lapide, perciò, si spera possa essere definito un itinerario culturale e turistico che leghi tutte le memorie relative al  commercio dell’olio d’oliva, dai frantoi ipogei alle cisterne di deposito, alle sedi storiche dei viceconsolati, fino al Museo civico dove è custodita la lunga iscrizione incisa su quattro grandi lastre di marmo, datata 1743,  con le minute degli obblighi e delle tassazioni imposte nel campo del commercio. E se si vorrà, da questa iscrizione che sabato prossimo si scoprirà al pubblico,  può partire un itinerario letterario che leghi gli autori antichi, dal Galateo a Stefano Catalano, da Giovan Battista Crispo a Carlo Coppola, fino a Filippo Briganti e a Giovanni Presta  nel ‘700, Giuseppe Castiglione, Gaetano Briganti, Pasquale Cataldi e Sofia Stevens, Milelli e Cuttin nell’800, Tommaso e Vittore Fiore, Luigi Sansò e Ernesto Barba nel ‘900. Un modo insomma per investire in cultura e  per contribuire più efficacemente a conservare e consolidare quella “fidelizzazione”, cioè l’elevato grado di  fedeltà in ambito turistico, che consenta a Gallipoli il permanere in vetta ai luoghi più appetibili e ricercati. 

Venerdì, 26 Settembre, 2014 - 00:03