In provincia di Lecce 85 denunce di infortunio sul lavoro per contagio da Covid-19
In Puglia le denunce all'Inail per infortunio sul lavoro dovuto al Covid- 19 sono state 1195 (85, corrispondenti al 7,1% del totale pugliese, in provincia di Lecce: 47 donne e 38 uomini) pari al 2,5% del totale in Italia. Nove hanno avuto esito mortale e corrispondono al 4,3% del totale nazionale (qui il report pugliese completo).
Il quarto report nazionale sulle infezioni di origine professionale denunciate all’Inail alla data del 31 maggio fa registrare circa 3.600 casi in più rispetto al monitoraggio precedente del 15 maggio. I decessi sono 208 (+37), con il primato negativo nella provincia di Bergamo I contagi da nuovo Coronavirus di origine professionale denunciati all’Inail alla data del 31 maggio sono 47.022, 3.623 in più rispetto al monitoraggio precedente del 15 maggio. I casi mortali sono 208 (+37), pari a circa il 40% del totale dei decessi sul lavoro denunciati all’Inail nel periodo preso in esame e concentrati nei mesi di marzo (40%) e aprile (56%).
Il quarto report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inai, rispetto ai precedenti, si arricchisce di un approfondimento a livello territoriale, con la predisposizione di 21 schede relative ai casi registrati nelle 19 regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, che saranno aggiornate con cadenza mensile. Più della metà delle denunce (55,8%) e quasi sei casi mortali su 10 (58,7%) ricadono nel Nord-Ovest.
La Lombardia, in particolare, si conferma la regione più colpita, con il 35,5% delle denunce di contagio sul lavoro e il 45,2% dei decessi. Il 30,4% delle 16.700 infezioni denunciate nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma il primato negativo dei casi mortali, con 25 decessi, è della provincia di Bergamo. Il settore della Sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – registra, insieme agli organismi pubblici preposti alla sanità, l’81,6% delle denunce (e il 39,3% dei casi mortali). Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (industria alimentare, chimica e farmaceutica), le attività di alloggio e ristorazione e il commercio. L’analisi per professione evidenzia la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi, con circa l’84% relativa a infermieri (il 66% per i decessi). Seguono gli operatori socio-sanitari, i medici, gli operatori socio-assistenziali e il personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri. Il 71,7% dei contagiati sono donne e il 28,3% uomini, ma il rapporto tra i generi si inverte nei casi mortali. I decessi degli uomini, infatti, sono pari all’82,7% del totale. L’età media dei lavoratori che hanno contratto il virus è di 47 anni per entrambi i sessi, ma sale a 59 anni (57 per le donne e 59 per gli uomini) per i casi mortali. Il 71,2% dei decessi è concentrato nella fascia di età 50-64 anni, seguita da quella over 64 anni (18,3%). La quota dei lavoratori stranieri è pari al 15,6% del totale delle denunce e al 10,1% dei decessi.
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