A proposito di 'Pena di morte'

Gentile Direttore ho letto l’editoriale di Marisa Fortuzzi avente come titolo “Pena di morte”. Lo ritengo intriso di falso perbenismo ed odioso moralismo misto con una buona dose di dannosissimo garantismo (...). L’uomo che esce dal suo articolo è un uomo che ha perso qualcosa, un uomo che sarebbe in credito con la società, un uomo che non avrebbe meritato quella fine.Non una parola ha speso per descrivere chi è veramente Joseph Wood.
Non se ne preoccupi: ci penso io. Il suo eroe ha ucciso la sua ragazza ed il padre di lei. Le basta? A me si, decisamente si.
Non una sola parola di pietà ed umana comprensione ha avuto per la famiglia della povera ragazza e del pover uomo tragicamente uccisi.
Il problema sa qual è cara Marisa? Che le cose succedono sempre agli altri; è facile pertanto, scevri da ogni risentimento, imbottire gli articoli di elementi nocivi e dannosi come le sue parole.
La invito a guardarsi intorno e a non preoccuparsi più dei Joseph Wood; probabilmente vicino a Lei ci sarà qualcuno che ha bisogno della sua attenzione e che sicuramente merita di più il suo tempo ed i suoi articoli.
La prego di riflettere. Cordialmente.
Russo Piero Luigi

Accetto volentieri le critiche del sig. Russo al mio articolo sulla pena di morte, comprendo il suo punto di vista e lo rispetto, ma certo non posso condividerlo. Prima di scrivere della storia di Wood, mi sono ovviamente documentata e sapevo bene di quale terribile colpa si fosse macchiato: era un assassino. Immagino, però, che la sua morte atroce dopo due ore di agonia, per il cattivo funzionamento del farmaco iniettato, non abbia lenito il dolore della famiglia delle vittime.
Il mio personale punto di vista, che ovviamente resta soggettivo e contestabile, parte dal presupposto che la giustizia dovrebbe fare il suo corso in modo veloce, l’applicazione della pena immediata quando c’è certezza assoluta della colpa. Mi sfugge il senso della pena di morte applicata dopo venticinque anni di carcere. Non so davvero a cosa serva.

Rimane nella mia mente il comando “Nessuno tocchi Caino”, primo assassino della storia dell’uomo, che fu marchiato per essere riconosciuto e per non essere colpito dalla vendetta. Giustizia e vendetta sono due cose diverse: chi non ricorda la differenza può riaprire la Bibbia e rileggere ciò che probabilmente ha dimenticato. (Marisa Fortuzzi)

Mercoledì, 27 Agosto, 2014 - 00:04