"Prendi tuo figlio!"
“Entra Maria, prendi tuo figlio!” Quando il predicatore, con tono enfatico, pronunciava queste cinque parole il portone centrale della Chiesa Madre si spalancava e la statua della Vergine Addolorata, vestita di nero, avanzava nella navata centrale gremita, mentre l’urlo straziante della tromba, seguito dai lugubri colpi della grancassa, faceva venire i brividi a grandi e piccini. Fino qualche decina di anni fa era questo il momento più importante della “Chiamata della Madonna”.
Quest’anno Maria ha trovato la porta spalancata. “Chiamarla” è toccato a don Dario De Pascalis. Il parroco di San Sebastiano non aveva un compito facile. Si è avvicinato all’ambone e ha guardato le tantissime persone che si accalcavano nella “Madre di tutte le chiese galatinesi”, come ama definirla don Aldo Santoro.
Quando ha cominciato a parlare un attento silenzio ha accolto le sue parole. “C’è dolore più grande per una madre che assistere alle sofferenze del propriofiglio?” “Le lacrime di dolore anche oggi, e tu lo sai –ha detto don Dario rivolto alla Madre di Cristo- solcano il viso di tante mamme per la malattia che ha colpito il proprio bambino, per le ingiustizie che subisce a scuola, per gli atti di bullismo, per la depressione frutto di un insuccesso nella vita, per la sofferenza di un amore finito. Quante madri chiedono agli amici, alle istituzioni, alla chiesa: “Aiutate mio figlio”, “Venitelo a trovare”, “Portatelo con voi in pizzeria”, “Fatelo uscire di casa”, “Può entrare a far parte di un gruppo?” … E forse oggi Cirenei che condividano quella croce ce ne sono pochi. Maria, manda Cirenei dal cuore grande sulle strade di queste persone”.
La modernità, il mirare ai contenuti e non tanto alla forma aveva fatto perdere, negli anni, alla “Chiamata” il pathos emotivo di un rito che si svolge, a Galatina, nel giorno in cui la Chiesa commemora la morte del Figlio di Dio. Le sue origini si perdono nei decenni e, forse, nei secoli. La misura della bravura di un predicatore era costituita dalla quantità di lacrime che riusciva a far spuntare sulle guance dei fedeli.
Ieri sera le centinaia di persone presenti forse non hanno pianto ma certamente hanno potuto riflettere e si sono raccolte in preghiera ascoltando don Dario che è riuscito, con parole semplici, percorrendo le Scritture a far capire che i dolori di una Madre di duemila anni fa sono le sofferenze delle madri di oggi.
“Tu, Maria, -ha concluso don Dario- che hai vissuto la gioia della risurrezione del figlio tuo, accarezza i cuori trafitti dal dolore, versa l’olio della consolazione e il vino della speranza sulle ferite dei genitori che piangono la scomparsa di un figlio e indica il sole che sorge, tuo Figlio Gesù vivo e Risorto in mezzo a noi. Amen”.
In tanti hanno, poi, sfidato la serata gelida, per seguire la statua della Desolata lungo la Via Crucis, guidata dal Parroco di “San Pietro e Paolo”, fino al Calvario.
Donne, uomini e bambini a migliaia domani mattina, alle ore 6, accompagneranno la “Madonna Addolorata” nel suo disperato vagare per la città dietro al “Cristo Morto”, in attesa che la profezia si compia e domenica avvenga la Resurrezione.
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