Pietro De Pascalis

Quando il saluto delle trombe dei mezzi da cantiere ti ha accolto nell’unica casa che riconoscevi tua, mi è sembrato di sentire all’uscita, prima di accomodarti nell’eterno, una frase, un abbraccio(...)

Ho faticato a trovare le parole perché ho rincorso la memoria. L'abitudine a vederti attivo, vivo nelle tue azioni quotidiane, consuete, apparentemente semplici, allontanava da me, da tutti noi l'idea che tu potessi un giorno cadere. C’era la tua età ad accompagnare le paure, ma il tempo per il sorriso non contemplava il dolore.
Ho scorso la memoria, una memoria impossibile da raccontare, intrisa di ogni cosa, di vigne, di alberi di nespole, di dischi, di cumuli di sabbia nella cava, di tensioni periodiche, di sorrisi e consigli, di presenze e di assenze, e racconti di luoghi e di persone. Tanti luoghi e tante persone rievocati con lucidità e acume. Altro non voglio dire di una storia personale che con te raccoglie e conclude un tempo esemplare.
Resta nella cinta di mura della nostra città un esempio che trascende ogni affetto ed ogni personale considerazione  e che si racconta senza bisogno di parole. Negli anni dello sviluppo economico, negli anni in cui nascevo, e come me generazioni che ancora molto hanno da imparare, tu con altri, hai posto il seme ed il germoglio di una comune ricchezza, di un patrimonio comune di cui molti godono senza saperlo.
Non sono solo le qualità dell’imprenditore che ti sono riconosciute, lungimirante nel conservare in tempi di fortuna ed abile nell’investire durante il buio delle crisi.  Ti è riconosciuta la straordinaria passione per il lavoro, l’idea che il sogno si realizza solo se ogni giorno si lascia su una scrivania, ”sul cantiere”, nella polvere e sotto il sole, una tangibile traccia della propria presenza. 
L’idea che nulla si debba lasciare al caso è, ed è stata, l’opera migliore da consegnare alle nuove generazioni. I tuoi nipoti, come i nostri figli, hanno da attingere al tuo manuale, sia che nella vita decidano di fare strade o acquedotti, ma anche ogni professione, ogni impresa artigiana, ogni semplice mestiere.
Ho partecipato ieri al tuo congedo laico. Quando il saluto delle trombe dei mezzi da cantiere ti ha accolto nell’unica casa che riconoscevi tua, mi è sembrato di sentire all’uscita, prima di accomodarti nell’eterno, una frase, un abbraccio: “mi raccomando, fiiu miu, mi raccomando”. Buon viaggio e grazie.

 

Domenica, 24 Dicembre, 2017 - 09:30