Paulucciu Spingulatisa, l'ultimo trainieri
Caro Dino, oggi vorrei raccontarvi un episodio di storia vissuta, tanti anni fa, nel nostro Centro Storico. Ormai abbandonato a se stesso, soprattutto dopo la chiusura del traffico veicolare che da Piazza S. Pietro, e quindi dal centro cittadino, portava al Rione Italia percorrendo Via Vittorio Emanuele e Via G. Lillo, ostacolando di fatto la connessione tra il Centro e la parte Est, quella più popolosa del Rione Italia. Mentre in una Città che si rispetti, come lo è Galatina, il Centro deve essere l'energia per l'economia locale, quindi facilmente comunicante con tutti i suoi quartieri.
Il centro storico deve essere una risorsa per i galatinesi e non un vecchio mobile buttato in soffitta. Galatina da qualche anno ha perso quella linfa vitale, a causa del degrado del suo centro. Per far rinascere l'intera area si dovrebbe far aprire attività ricreative (bar, pizzerie, ristoranti, pub ecc.), magari con un protocollo d'intesa con il Comune per avere una corsia privilegiata per la ristrutturazione e l'apertura dei locali, con uno sconto sulle tasse e imposte comunali, magari uno sconto sulla tassa dell'occupazione del suolo pubblico (tavolini e ombrelloni), quella sui rifiuti soliti urbani ecc. Il tutto dovrebbe essere esteso anche ai proprietari degli immobili per rivalutare e abbellire il nostro centro. Sto sognando? Sinceramente penso di no.
Ma veniamo all'aneddoto che vorrei raccontarvi, forse per avvicinare i galatinesi al Centro Storico e far incuriosire i lettori alla vita e alle vicende che accadevano tanti anni fa, da persone rimaste leggendarie tra i vicoli tortuosi del nostro centro. E che si raccontavano stando seduti, in estate, fuori, sulle strade "cchiancate" in compagnia dei vicini; come i libri di storia che tramandano quel che è accaduto negli anni passati.
Mi scuso sin d'ora perché nel raccontarvi questa vicenda userò spesso il dialetto galatinese.
Avia na vota nu trainieri, nu ccertu Paulucciu Spingulatisa. Era nu bravu cristianu. Padre di otto figli, i quali abitavano tutti con lui, perché, eccetto il più grande erano tutti minorenni. Anche se i primi tre tenianu a zzita. Ah! quasi dimenticavo: erano tutti masculi.
Il suo nome era noto a tutti perché era l'unico e l'ultimo trainieri. I suoi colleghi si erano ormai meccanizzati con l'acquisto dei primi Fiat "Leoncini". Quasi tutti finanziati da Mesciu Mimmi, proprietario di una pompa di carburanti sulla Statale per Lecce.
I militari si erano appostati sull'intersezione che porta alla cripta basiliana di Santa Maria della Grotta, li proprio sul ciglio della strada avevano infatti parcheggiato la fiammante Fiat AR 56, la famosa "camionetta". (1. continua)
Tweet |