Ottant'anni

Mannaggia al tempo che passa, tra una settimana saranno 80 e sono certo che qualche persona aspetterà un invito, una telefonata. Ognuno mi porterà un pensiero, un pigiama, un gilet, un dopobarba o chissà  che, ed io dovrò preparare qualcosa, qualcosa da assaggiare, qualcosa per festeggiare. Poi la torta, otto candeline che spegnerò con un “solo soffio” e poi lo spumante, il rumore del “tappo”  sarà coperto dall’applauso di tutti i presenti e poi qualche lacrima e qualche parola per ringraziare per gli auguri e per i regali.
Poi un po’ di allegria, qualche storia, qualche ricordo, qualche rimpianto e qualche gioia. Intanto devo decidere cosa indossare per l’occasione, voglio sentirmi dire:  - ti mantieni proprio bene- ,  accorcerò un po’ i capelli, taglierò la barba, qualche goccia di profumo.
Mancano appena quattro giorni ai miei 80’anni, comincio con i preparativi, la tovaglia  giusta, bicchieri per ogni bevanda, tovaglioli e piatti particolari, coltelli e forchette. Metto in fresco lo spumante e addobbo un po’ per l”evento”.
Domani è il mio compleanno, faccio un giro di chiamate ai miei amici, ai miei parenti e a tutti gli invitati comunico l’orario insieme all’invito e alla preghiera di non mancare.
Oggi 80 anni, sto bene, ho ancora qualche breve progetto, sono lucido nella memoria e nei ricordi, ho ancora da fare, ho ancora da dare. La mia vita va più lenta, ho tanto tempo per me, ho tanto tempo per gli altri. Mi curo mi riguardo, rispetto il tempo e gli orari ed ogni sera un ringraziamento al buon Dio perché  mi ha dato un altro giorno.
E’ il mio compleanno, mi sento benissimo, sono in forma, un’occhiata a qualche particolare da perfezionare, qualcosa che m’è sfuggita.  Il telefono squilla in continuazione, mi fanno gli auguri, non pensavo che tanta gente si ricordasse di me.
La “festicciola” inizierà alle diciotto, qualche disco dei miei tempi farà da sottofondo musicale.
Sono qui che aspetto da mezz’ora, guardo la TV,  - si saranno dimenticati, avranno avuto cose più importanti, più urgenti e poi chi vuoi che si ricordi di un “vecchio”-. Mezz’ora dopo l’orario, arriva il primo gruppo di invitati, baci abbracci e auguri, un regalo gradito e inaspettato. Qualcosa da assaggiare, la torta , un brindisi e via. Avevano tanta fretta, dovevano ancora passare da 1000 parti.        Non ho ancora chiuso la porta e arrivano altri invitati. Di nuovo baci, abbracci, torta e spumante, e via di corsa dovevano fare altre 1000 cose. Arrivano altri ed      è la stessa cosa:  1000 commissioni da fare.
Insomma fu un via vai di amici e parenti, tutti frettolosi, andavano tutti di corsa. Fu comunque una bella serata ma non come io l’avevo immaginata, come l’avevo desiderata.  Sul tardi, quando ormai avevo messo tutto a posto,  sentii suonare ancora il campanello. Me l’ aspettavo, era il  mio amico migliore, il mio amico di sempre, l’amico delle “elementari”.  Restammo a lungo a parlare, guardare la TV  ed era già tardi quando mi accorsi che gli occhi del mio amico, seduto sul divano,  cominciavano a  chiudersi.  Lo toccai piano sul braccio per non farlo spaventare e lui si svegliò, si fregò gli occhi,  poi  mise il cappotto e il cappello, un abbraccio,  mi rifece gli auguri e andò via.
Ci facevamo compagnia, e per questo ci saremmo visti l’indomani e poi ancora l’indomani dopo, insomma ci saremmo visti quasi ogni giorno, per tutto il tempo che avevamo davanti, per tutto il tempo che ci restava, per tutto il tempo che Dio ci dava.

Venerdì, 18 Dicembre, 2015 - 00:04