“Non se ne può più del clima anti impresa"

Giancarlo Negro, presidente di Confindustria Lecce, attacca una parte del Decreto 'Sblocca cantieri'

“Non se ne può più del clima anti impresa che si alimenta con ogni vento e non si spegne mai. Passano il tempo, i cicli economici, i Governi e tutti sono pronti a puntare l’indice contro le imprese, considerate sempre colpevoli a prescindere. Non è possibile chiedere di più solo alle aziende, le uniche in grado di tirare fuori il Paese dall’impasse in cui è bloccato ormai da un decennio. La luce in fondo al tunnel ci potrebbe essere presto, a patto di restituire a imprese e imprenditori gli strumenti per dare lavoro, far crescere l’occupazione e produrre ricchezza per il territorio”.
E’ molto amaro il commento del presidente di Confindustria Lecce sulla parte del Decreto Legge “Sblocca cantieri” nella quale è prevista l’esclusione dalle gare di appalto degli operatori economici anche solo in presenza di semplici accertamenti fiscali. Si determina una situazione davvero paradossale per cui il concorrente verrebbe eliminato da una gara sulla base di una presunzione tutta da verificare e dell'arbitrarietà della stazione appaltante. Molto spesso infatti la maggior parte degli accertamenti vengono annullati, in quanto assolutamente infondati, al termine del contenzioso, i cui tempi, chiaramente, non sono compatibili con quelli dell'aggiudicazione delle gare. Il rischio serio è che le imprese (praticamente sotto scacco) decidano a priori di pagare pur di concorrere al bando o perdano importanti occasioni di lavoro.
“In Italia, in sostanza, - continua il presidente degli industriali salentini - non si fa altro che affossare le imprese senza che sia data loro la possibilità di difendersi. Addirittura si elaborano leggi ad hoc che, come una spada di Damocle, inducono il contribuente a risolvere in proprio danno eventuali controversie erariali e contributive per non incorrere in mali peggiori. Eppure reminescenze giuridiche suggerirebbero invece che chiunque – persona fisica o giuridica – debba considerarsi innocente fino a prova contraria. E’ necessario che il Governo ponga immediato riparo a tale previsione normativa, in sede di conversione, per non mettere le imprese nella condizione di dover ingiustamente soccombere e sanare a priori anche posizioni non dovute pur di non rimanere escluse dall’appalto. D'altro canto il potere decisionale assoluto degli enti appaltanti metterebbe a rischio la partecipazione delle imprese alle gare, con conseguenze deteriori sulla continuità operativa delle imprese e sui livelli occupazionali".
“La previsione normativa – conclude Negro - pone infine delle criticità operative derivanti dall’importo minimale della soglia stabilita per qualificare come ‘grave’ la violazione tributaria, che ammonterebbe a soli cinquemila euro. Questa, per essere rilevante ai fini dell’esclusione, dovrebbe invece essere di importo superiore, almeno cinquantamila euro, al fine di evitare esclusioni sproporzionate ed irragionevoli, anche in ragione del valore complessivo dell'appalto”.

Venerdì, 17 Maggio, 2019 - 00:02