Rischio trombosi, 45 minuti di camminata al giorno per ridurlo
Camminare per almeno 45 minuti al giorno e avere una sana alimentazione in linea con la dieta mediterranea. Per cercare di prevenire il rischio di trombosi basterebbe attenersi a questi semplici consigli dei medici che, in fondo, sono uguali a quelli dei nostri nonni. E se non è sufficiente, allora, sarà l’intervento della terapia a base di farmaci anticoagulanti a evitare guai peggiori.
Cure, buone pratiche e stili di vita da “regolare” da ieri sono al centro della Terza Giornata Mondiale della Trombosi,che si è svolta ieri nel Polo didattico della Asl di Lecce.
All’apertura dei lavori è intervenuto il direttore generale della Asl Lecce, Silvana Melli, che ha parlato della «necessità di evitare che le cattive abitudini quotidiane, da un’alimentazione disordinata alla sedentarietà, facciano aumentare il rischio trombotico». Un tema particolarmente sentito in Puglia, regione che secondo recenti studi è seconda solo alla Campania in quanto a cittadini in sovrappeso e obesi. Con rischi e conseguenze seri, visto che la trombosi è causa dell’infarto del miocardio (cuore), dell’ictus (cervello), dell’embolia polmonare e di altre patologie che comportano disabilità, con un grave danno personale, familiare e sociale. La patologia cardiovascolare, insieme ai tumori, rappresenta infatti la maggior parte delle cosiddette malattie non trasmissibili che determinano la morbilità e la mortalità di più del 60% della popolazione mondiale.
Sui costi sociali, in particolare, ha puntato l’attenzione il direttore generale, indicando una possibile strategia per invertire la tendenza: «I servizi vanno messi in rete per ottenere la presa in carico globale di questi pazienti. Dipartimenti, Distretti, medicina territoriale e ospedaliera possono, assieme al contributo fondamentale delle associazioni e delle scuole, far passare un messaggio importantissimo in termini di informazione e prevenzione, fattori che riescono ad abbattere i costi sociali e sanitari».
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