Una giornata alternativa
La voglia o forse la speranza, di essere competitivo, innovativo e anche un po’ trasgressivo, mi portò a riparare di sana pianta la bicicletta GRAZIELLA anni ’60 che ancora avevo parcheggiata in cantina.
La ripararono così bene che sembrava nuova appena uscita dal negozio, pezzi e colori tutti originali. L’unica modifica fatta era stata l’aggiunta di un portapacchi più grande dietro per poter portare qualche oggetto in più.
Volevo, tanto per cominciare, fare tutto il giro della costa, arrivare dalla costa del mare Ionio a Santa Maria di Leuca e risalire dall’altra parte. Avrei ammirato le bellezze e il paesaggio con calma, mi sarei fermato e avrei immortalato i posti più belli.
Avevo preparato uno zaino che avevo in spalla e poi legata su quella specie di portapacchi posteriore una borsa termica con acqua e un bel pezzo di parmigiana in caso avessi avuto fame. Partii di buonora e vi dirò, il primo tratto fu una bella passeggiata, l’aria fresca e frizzantina.
Quando però cominciò a salire il sole, per paura che la testa mi prendesse fuoco, mi legai una bandana rossa che, tra l’altro, mi donava e felicemente continuai a scorazzare con la mia GRAZIELLA. Avevo già fatto un bel tratto di strada e tante foto, la stanchezza però si cominciava a sentire, mi sarei fermato da lì a poco.
Colpa di una precedenza non data, finii fuori strada e andai a finire in un campo arato con la bici che saltellava come una gazzella. Tutto a posto, ripresi a pedalare dopo essermi rimesso in strada mentre il traffico continuava ad aumentare e il sole pure.
Sentii ad un tratto la bici camminare sul cerchione posteriore, che iella (!!!) avevo forato. Era una cosa che avevo messo in conto, entrai nella pineta che costeggiava la strada e, tempo 5 minuti, avevo già messo una pezza di tip-top alla camera d’aria ed ero già in partenza. Mi sarei fermato finalmente al primo spazio attrezzato.
Ma forse per la fretta di arrivare, la strada tutta in discesa e quelle curve una dietro l’altra, sbandai e andai a finire con la GRAZIELLA contro un muretto a secco, spiccai un volo e andai ad atterrare su un prato dove erano appena passate un migliaio di pecore lasciando le loro impronte e altro.
Mi salvai, ma la bici no, aveva il cerchione storto, la gomma scoppiata, il portapacchi saltato via e la parmigiana sparsa un po’ ovunque e già assalita dalle formiche. Si salvò solo la bottiglia d’acqua. La presi per una bella bevuta, ed ero già in un posto a chiedere un passaggio. Si fermò che era il tramonto, un mio paesano ed anche mio amico che m’aveva riconosciuto. Gli raccontai tutta la storia che m’era capitata, non prima però d’essermii fatto promettere che non l’avrebbe raccontata in giro, per evitare i soliti pettegolezzi.
Insomma gli feci promettere che avrebbe tenuto tutto per sé. La sera però, uscito un po’ per dimenticare quella brutta esperienza, scoprii che “la cosa” la sapevano tutti e mi prendevano anche in giro. Qualcuno addirittura diceva che sarebbe arrivata a mio padre una multa perché, ancora minorenne, avevo buttato giù un “muretto storico”.
La multa fortunatamente non arrivò mai e a mio padre restò solo il dispiacere, che gli rinnovavo ogni anno: non riuscii mai, neanche per sbaglio, ad essere promosso a giugno.
Un altro dispiacere non l’avrebbe sopportato.
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