"Epatite C cronica, a Galatina sappiamo vincerla"
A distanza di circa un anno dall'immissione in commercio dei nuovi farmaci antivirali contro il virus dell'epatite C torniamo a fare il punto della situazione con Paolo Tundo, dirigente medico, responsabile del Reparto di Malattie Infettive dell'Ospedale di Galatina.
Un anno fa avevamo parlato di “rivoluzione” per la cura dell'epatite C. Ora a che punto siamo? Si sono avverate le speranze di tanti pazienti in attesa?
“Direi proprio di si. Ciò che sta succedendo nel corso di questi ultimi anni nel campo dell'epatite cronica C è ai limiti del miracoloso, è un'esperienza che pochi medici nell'arco della propria carriera hanno la fortuna di vivere, perché oggi siamo in grado di regalare la guarigione a migliaia di persone che fino a poco tempo fa si sentivano invece condannate a convivere per tutta la vita con questo virus, attendendo quasi impotenti la triste evoluzione della malattia.
Ora invece con regimi terapeutici altamente efficaci, di facile somministrazione e sostanzialmente privi di effetti collaterali, riusciamo ad ottenere la completa e definitiva eradicazione di HCV nel 90-95% dei casi e ciò anche in soggetti con cirrosi epatica ormai avanzata.
Eliminare il virus si traduce poi in una nettissima riduzione delle probabilità di ammalarsi o di morire, non solo per epatopatia, ma anche per patologie cardiovascolari, diabete o tumori; HCV infatti alberga nel fegato ma, in maniera silenziosa e persistente, dà fastidio a tutto l'organismo, per cui è fondamentale provare a liberarsene”.
Ovviamente la ricerca continua. Ci sono novità?
“Si, certamente. Altre nuove opzioni si prospettano all'orizzonte nel brevissimo termine e quindi non è più esagerato affermare che nel prossimo futuro il virus dell'epatite C sparirà definitivamente dalla faccia della terra”.
In particolare, qual'e' la sua esperienza personale?“Il reparto Malattie Infettive di Galatina è attivo da decenni nel campo delle epatopatie virali croniche e l'organizzazione è ormai super-collaudata, dal contatto iniziale con i medici di famiglia che si è sempre cercato di privilegiare, alla presa in carico del paziente, alla successiva gestione sia diagnostica che terapeutica.
Nel nostro reparto riusciamo ad offrire una possibilità di cura anche a soggetti in fase molto avanzata di malattia, quelli con insufficienza epatica terminale, con tumore primitivo del fegato, in lista d'attesa per epatotrapianto o già trapiantati. E questo grazie all'esperienza maturata nel corso degli anni e grazie anche a collaborazioni con altri reparti o servizi. Penso ad esempio alla Farmacia, al Laboratorio Analisi, al Servizio Trasfusionale, a Nefrologia, alla Chirurgia, a Radiologia. Sono tutti rapporti ormai ben oleati, che certamente sono tornati molto utili anche in quest'ultima entusiasmante fase”.
L'arrivo dei nuovi farmaci anti HCV sembra essere stata insomma la “classica ciliegina sulla torta”
“Proprio così, finora ci eravamo limitati a gestire al meglio le diverse complicanze della patologia epatica, sfruttando le poche opzioni terapeutiche a nostra disposizione. Ma ora è possibile invece cambiare radicalmente la storia, la vita, le prospettive di tutti coloro che si affidano alle nostre cure. Ed i risultati già si vedono”.
Sembra incredibile che si siano ottenuti in così poco tempo.
“Nel corso di questi ultimi mesi abbiamo avviato a trattamento circa 200 soggetti e per tutti coloro che hanno completato la terapia le percentuali di successo sono elevatissime, intorno al 96%.
Confrontarsi oggi con queste persone, condividere la loro gioia, assistere alla loro commozione, leggere le tante parole di ringraziamento mi fanno sentire davvero fortunato... senti che tutto l'impegno profuso, tutti i sacrifici necessari per garantire il regolare compimento del ciclo terapeutico hanno un senso. Vedi realizzarsi tutte le speranze che avevi posto nella tua giovane scelta di essere medico, in primis quella di poter incidere efficacemente sulla salute delle persone e l'energia che ne ricavi ti permette di affrontare meglio anche tutte le altre situazioni quotidiane dell'agire medico, quelle in cui prevale invece l'impotenza e la necessità di arrendersi di fronte a disegni più grandi di noi”.
Cosa dobbiamo augurarci ora?
“Beh, l'auspicio è che si riducano ulteriormente i prezzi di questi farmaci (che già si sono quasi dimezzati rispetto ad un anno fa) e che quanto prima si possa ampliare la platea di soggetti da avviare a trattamento. Oggi infatti, per motivi meramente economici, questa terapia è limitata solo a pazienti con cirrosi epatica o comunque con fibrosi avanzata, mentre invece i risultati migliori, sia in termini di morbilità che di mortalità, sono attesi proprio per i soggetti con malattia meno severa, perché questi possono ambire ad una completa “restitutio ad integrum”, ad un completo recupero della funzionalità epatica”.
Quindi oggi ci sono ancora delle limitazioni nell'accesso alle nuove terapie?
“Si purtroppo ed è davvero triste dover gestire la delusione, la rabbia o la paura di chi vede frustrata la propria speranza di guarigione e viene esortato ad attendere “tempi migliori”. Ma io sono fortemente ottimista e credo che nel giro di 2-3 anni tutti i malati con epatite cronica C potranno ricevere la loro cura. L'importante è che tutti i soggetti con infezione C si rivolgano ad un centro specializzato per poter essere opportunamente valutati e presi in carico, per un trattamento immediato o nel prossimo imminente futuro”.
Tutto bene, insomma?
“Certamente molto bene. Il rammarico è però che nonostante tante attestazioni di stima da parte di colleghi e pazienti, non solo salentini, non si riesca ancora a realizzare un sogno cullato da tanti anni, la creazione di un Servizio di Epatologia infettivologica di alto livello, al pari di altri centri in Italia o in Europa. Onestamente non mancano né la professionalità né l'esperienza e nemmeno i mezzi strumentali; si dovrebbe solo, da parte dell'ASL, dedicare un po' più di attenzione e forse di coraggio, così da offrire a questi pazienti una risposta diagnostica e terapeutica ancora più organizzata ed efficace.
Ormai oggi per curare e guarire l'epatite cronica C non servono “viaggi della speranza”, perché è possibile trovare in loco una risposta efficace ed efficiente al proprio bisogno di salute, ma senza un diverso sforzo organizzativo dovremo invece, ancora per molto, continuare ad assistere al triste peregrinare da un centro all'altro, dall'ospedale al proprio domicilio, di tante persone con malattia epatica severa. Una risposta diversa è invece possibile, se solo ci permettessero di lavorare meglio”.
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