Alessia Coluccia campionessa italiana di K1

L'incapacità di spiccare il volo ha da sempre rappresentato per gli esseri umani un limite che, parallelamente, ha permesso di idealizzare il cielo come lo spazio dell'irraggiungibile in cui risiede ogni bene ed ogni gioia autentica. E così, provando straordinarie sensazioni di felicità, si è soliti dire "essere al settimo cielo" oppure ancora "toccare il cielo con un dito".
Forse proprio queste sono state le espressioni che avrebbe usato anche Alessia Coluccia se qualcuno le avesse chiesto "come ti senti?" quando, oltre a realizzare il suo sogno di combattere tra i professionisti, al termine del match, l'arbitro ha alzato (appunto, al cielo!) il suo braccio per indicare che lei - sì, proprio lei - aveva vinto. Una professionista, Alessia, ed ora anche una Campionessa Italiana di K1.
Nel gremitissimo "Palazzurri" di Trieste, lo scorso 12 dicembre, mancava soltanto Walt Disney che, se ci fosse stato, avrebbe certamente preso spunto per una nuova e splendida favola dato che, ad onor del vero, gli elementi per raccontarla c'erano tutti: una giovanissima atleta, classe 1997, dal sud Italia raggiunge il freddo nord per sfidare l'atleta di casa, la ventitreenne e favoritissima Agnese Stafuzza la quale, in un'intervista pre-match, aveva peraltro dichiarato di essersi preparata molto bene all'incontro e, com'è solita fare, di non aver avuto neppure il bisogno di studiare preventivamente le caratteristiche della sua avversaria. Così, con la consueta umiltà e determinazione Alessia, accompagnata dal suo maestro di sempre, Antonio Buono, raggiunto il Friuli, sale sul quadrato di gara e domina l'incontro con il piglio di una combattente esperta, mettendo a segno una serie di tecniche che hanno fiaccato l'avversaria permettendole di conquistare l'agognato titolo dopo ben cinque lunghissime riprese da tre minuti ognuna: un'eternità per chi sa cosa significa combattere. Alessia torna nel Salento da professionista e da Campionessa Italiana: un onore per il territorio e per la sua scuola, la ASD Polisportiva Zen Shin di Galatina.

       L'importanza dell'impresa, impone di dare spazio alle parole della stessa campionessa, sintetizzate in un'intervista qui di seguito riportata:

D: La vittoria di un titolo italiano professionistico non è cosa casuale, ma è frutto di un lungo ed intenso percorso. Come è arrivata fino a qui?

R: Ho iniziato a praticare Kung Fu all'età di 7 anni e col tempo mi sono appassionata. Alle prime esperienze sul quadrato di gara sono seguite le prime vittorie: ho infatti vinto diversi titoli italiani non-professionistici di differenti discipline marziali, come il Sanda, la Muay Thai e il K1. Ed alla fine è arrivata la grande occasione: il debutto nei professionisti, fortunatamente conclusosi con una bella vittoria.

D:  Pratica arti marziali da quando aveva appena 7 anni: insomma, da sempre! Che cos'è allora per Lei il Kung Fu?

R: Per me il Kung Fu é un vero e proprio stile di vita: è un arte marziale che mi ha aiutato e mi aiuta a crescere costantemente, per superare i miei limiti e per imparare a conoscermi meglio.

D: Parole sagge, le Sue, nonostante una giovanissima età: complimenti! Lei pratica Kung Fu, ciononostante - come ha ricordato - ha vinto diverse competizioni in altre discipline marziali, e persino il suo debutto professionistico è avvenuto nel K1, anziché nel Sanda: come se lo spiega?

R: Credo che il Kung Fu tradizionale e poi il Kung Fu - Sanda mi abbiano fornito solide basi ed una "forma mentis" tale da potermi permettere di confrontarmi anche con altre discipline marziali, come per esempio la Muay Thai oppure anche il K1. Probabilmente il Kung Fu è l'unica arte marziale capace di rendere atleti così versatili nel combattimento.

D: Cosa significa per Lei salire sul ring?

R: Salire sul ring per me significa mettermi alla prova, affrontare le paure e raggiungere gli obiettivi.

D: Cos'è, secondo Lei, la paura?

R: La paura é un emozione che nasce dentro quando bisogna affrontare le difficoltà. Ma, come si dice, non vi é coraggio se non vi è paura!

D: Quale sarà il Suo prossimo obbiettivo agonistico?

R: Attendo di vedere cosa mi propone la federazione. Ma in mente ho già un match che vorrei disputare contro una atleta molto forte, della quale però non dico il nome! (ride, ndr).

D: Ora che ha debuttato nei professionisti, qual è il Suo sogno da atleta?

R: Finora il mio sogno era quello di combattere in campo professionistico. Adesso che l'ho realizzato ho intenzione di diventare una tra le migliori atlete in questo campo.

D: Noi glielo auguriamo di cuore. Ed al domani ci hai già pensato? Mi spiego meglio. Insegnare arti marziali potrebbe rappresentare per Lei uno sbocco professionale? Se sì, non pensa che si tratti di un settore ancora troppo "maschilista" e che una donna avrebbe più difficoltà di un uomo ad inserirsi?

R: Evidentemente è ancora troppo presto per pensarci, ma dopo la carriera agonistica mi piacerebbe intraprendere la strada dell'insegnamento delle arti marziali. Vorrei ripercorrere le orme del mio maestro (Antonio Buono, ndr), e - a dispetto di quanto si crede - penso che una donna possa essere più brava di un uomo anche in questo settore!

D: Veniamo all'incontro di Trieste. Che incontro è stato dal punto di vista della protagonista?

R: E' stato un incontro difficile, contro un'avversaria coriacea e molto sicura di sé. Io però sono stata brava a seguire le indicazioni che mi suggeriva dall'angolo il mio maestro: così ho cercato di prevalere su di lei fin dal primo round e credo di aver messo a segno in particolare diversi diretti e montanti che mi hanno garantito la vittoria finale.

D: Quanto tempo dedica all'allenamento?

R: Tantissimo! Ovviamente il tempo varia a seconda dell'obbiettivo da raggiungere. Per preparare questo incontro professionistico, per esempio, facevo anche due sessioni di allenamento al giorno: una al mattino presto, prima di andare a scuola, e l'altra la sera, dopo i compiti.

D: Una vita impegnativa quella dell'atleta-studente! Come riesce a conciliare studio ed allenamento?

R: Conciliare studio ed allenamento è molto difficile, poiché il tutto comporta un continuo dispendio di energie fisiche e mentali. Cerco di fare del mio meglio e così quest'anno raggiungere la maturità scientifica.

D: Quanto la scuola sa esserle vicina in questa sua passione?

R: Purtroppo, chi non è un atleta non può capire i sacrifici che si fanno prima di un match. Mi piacerebbe avere più sostegno dalla scuola, ma va bene lo stesso. Anzi, vorrei ringraziare pubblicamente la professoressa Guida Mirella che, pur essendo estranea al mondo delle arti marziali, mi é vicina e mi incoraggia sempre a non smettere mai di perseguire il mio sogno! Grazie, prof!

D: Per finire, vuole dire qualcosa al suo maestro, Antonio Buono?

R: Il mio maestro per me é come un padre. Del resto mi allena da 11 anni ed io, undici anni fa, ne avevo appena 7! Credo che mi stia insegnando ad affrontare la vita al meglio. A lui dico grazie per tutto: per le emozioni che mi fa vivere attraverso questo percorso marziale, per la fiducia che ripone in me, per i giusti rimproveri che mi fanno maturare, per gli abbracci dopo ogni vittoria che mi riempiono il cuore di gioia, per i sacrifici che lui stesso fa guidandomi in gara e in ogni allenamento. Ti voglio bene Maestro! (ride e manda baci! ndr). Ma mi sento di ringraziare anche tutti i miei compagni di squadra e tutti gli "zenshiniani" che mi hanno sempre sostenuta! Grazie Zen Shin!!!

 

D:La saluto facendole ancora tanti complimenti, con l'augurio che possa raggiungere presto traguardi sempre più prestigiosi.

R: Grazie!

 

Mercoledì, 16 Dicembre, 2015 - 00:02