Costruire una comunità
Non ci si divide davanti alla morte. ‘Non uccidere’ non è solo un comandamento cristiano, è la linea di separazione fra la civiltà e l’inciviltà. Ci sono dei momenti in cui i politici veri, quelli che si distinguono dai politicanti e dalle mezze calzette che si servono dei cittadini e non si impegnano a servirli, devono avere il coraggio di esporsi. Il rischio che i soliti benpensanti, quelli che si vantano sempre di ‘non esserci’, quelli che bollano sempre le azioni degli altri come strumentalizzazioni, attacchino con inqualificabile volgarità le scelte di chi tenta di costruire una comunità piuttosto che riportare la città alle lotte fra tribù nemiche.
Tanti personaggi che si alimentano di maldicenze e di odio, in Italia come a Galatina, devono essere aiutati a crescere.
Le decine di persone che, ieri sera, hanno fatto un pezzo di strada insieme, con una candela accesa in mano, in una sorta di processione laica da Palazzo Orsini a Piazza San Pietro, erano unite da un’unica fede: quella nell’uomo e nella sua capacità di amare per essere libero.
Qualcuno non era concentrato, qualcun altro chiacchierava lungo il cammino ma tutti hanno taciuto quando, ai piedi della Chiesa Madre, si sono levate le note della Marsigliese. Il pensiero è andato alle vittime di Parigi. L’interrogativo dilaniante sul che cosa possiamo fare per non cedere alla barbarie è tornato martellante nella testa dei presenti.
Dopo l’ultima nota è partito un triste, timido applauso. Nessuno si è mosso. Il bisogno di stare insieme era ancora grande. Galatina ha necessità di ritrovare dei valori comuni in cui riconoscersi. Chi vive per dividere farebbe bene a riflettere. La critica è il sale della democrazia. La ‘critica a prescindere’ è solo segno di immaturità.
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