Via Biagio Chirenti

Alle ore 16:30 di ieri nel corso di una cerimonia semplice ma toccante è stata intitolata a Biagio Chirenti una delle nuove strade del comparto nei pressi del Liceo Scientifico "Antonio Vallone".
Molto spesso a Galatina, rispetto a quanto sarebbe poi successo in altre città italiane, i tempi politici sono stati anticipati. A solo titolo di esempio riportiamo due casi emblematici che non hanno avuto la risonanza nazionale che meritavano. Il primo si riferisce a quello che dappertutto è noto come "Giunta milazziana", vale a dire l'esecutivo costituito a Palermo il 3 O ottobre 1958 da Luigi Milazzo che diede vita ad un "governo di unità siciliana" nato per reggere le sorti di quella Regione. A far parte di quella Giunta entrarono rappresentanti della dissidenza democristiana, della sinistra socialista, delle destre, ma anche un eletto nella lista del Partito Comunista che si era candidato come indipendente. Ma a Galatina, già il 29 marzo 1958, ossia sette mesi prima, si era insediata una Giunta comunale, con Sindaco il comunista Biagio Chirenti, che era sostenuta da una maggioranza che vedeva per la prima volta insieme, in Italia, comunisti e liberali.
Già nel '46, alla morte di Carlo Mauro, Chirenti fu alla guida del PCI galatinese. Socialista da adolescente, si iscrisse al PCI nel '21, dopo la scissione del Congresso di Livorno. Contadino e illetterato, dedicò la sua vita al Partito.
La sua passione per la lettura, accompagnata da intelligenza e pragmatismo, lo portarono, pur continuando a sbagliare i congiuntivi, a dibattere con chiunque su qualunque tema politico con una finezza di ingegno che gli derivava da approfondimenti e ricerche personali, ma soprattutto dalla passione con cui si dedicava ai problemi dei diritti dei più umili.
Visse il post fascismo con esaltazione, dopo essere stato perseguitato nel ventennio fascista in quanto militante del PCI.
Nella Galatina postfasciata (‘43 ’44 ’45), Piazza della Libertà, ora Piazza Carlo Mauro, e Piazzetta San Lorenzo, dove si era insediata la CGIL nella sede che era stata del Fascio, diventarono i luoghi di riunione del proletariato, a cui parlavano Carlo Mauro, Pietro Regolo, Biagio Chirenti, Umberto Ferrari ed altri compagni locali. Costante nei discorsi l'aspirazione ad emanciparsi dalla tirannia, dall'ingiustizia e dalla fame, da cui la centralità del tema del lavoro.
Nello stesso periodo, il ceto borghese si riuniva al Liceo Colonna con Luigi Vallone, Pasquale Memmo, Luigi Fedele, Giuseppe Galluccio.
Tornando a Biagio Chirenti, si devono ricordare le folle che seguivano i suoi comizi, l'intelligenza, l'acutezza ed i fatti con cui rispondeva alle stoccate dei suoi avversari alla sua sintassi malferma. Parlava al popolo con la semplicità di chi del popolo fa parte, ma con una consapevolezza dei problemi che altri politici non potevano avere e con una chiara visione delle soluzioni che ad altri politici davano fastidio.
Poco incline al potere, ha passato l'intera vita dedicandosi agli altri, almeno fino a quando gli altri hanno avuto bisogno di lui; quando divenne troppo ingombrante sia per la federazione leccese (era stato il primo dei non eletti alla Camera nelle ultime elezioni politiche), sia per chi scalpitava per prendere il suo posto come segretario della CGIL, sia per un gruppo di intellettuali che si ritenevano maturi per guidare il partito, fu drasticamente ridimensionato nel '66 e definitivamente giubilato nel '72.
Nel giro di una legislatura i consiglieri comunali del PCI scesero da otto a quattro. Non recriminò mai, né pubblicamente né privatamente, ma l'anno dopo morì di ictus.
Lo accusarono di eccessiva ortodossia, ma per il giovane che nel '21 aveva 18 anni, l'Unione Sovietica era stata la stella, il traguardo, il miraggio, era il sogno che in quegli anni serviva a trovare la forza per continuare a lottare con lo stomaco vuoto. E
diventa difficile immaginare che nel ' 56 braccianti, tabacchine, muratori, venissero riuniti in gruppi di studio per approfondire e criticare scelte di socialismo reale che avrebbero squassato il mondo della sinistra fino al 1989.
E allora quelle critiche, espresse con asprezza sia da chi nutriva pregiudizi anticomunisti, sia da chi, all'interno del partito, nutriva rancori personali, risultavano assolutamente avulse dal contesto storico, politico, geografico e locale.
Una nota di colore: si è detto e scritto che il suo soprannome Occhialone derivasse da un tic all' occhio sinistro. Nessun tic, l'occhio era semichiuso per evitare il fumo della sigaretta che aveva perennemente tra le labbra: occhialone era stato complimento gioioso ed orgoglioso che la sua bisnonna aveva fatto al piccolino di casa che era riuscito, tra tutti, a trovare un ago caduto a terra.
La sofferenza per non aver potuto studiare era diventata per lui passione per la cultura, intesa come riscatto, quando ancora non era vissuta come diritto.
Erano tempi in cui l'operaio, il contadino, la tabacchina che si prostrava al padrone per chiedere qua1cos" si sentiva rispondere in italiano, una lingua che non capiva e che serviva a umiliarlo, confonderlo, non ottenere quanto richiesto e ad aumentare la sua frustrazione.
Fece il sindaco con lo stesso spirito di sevizio con cui seguiva il partito e il sindacato; non lesinava la tessera di povertà a chi ne aveva bisogno, senza alcun pregiudizio sulla fede politica del bisognoso d'aiuto; firmava le ricette per strada poggiandosi
sulla spalla del richiedente; decise che la sua porta di casa dovesse essere sempre aperta, perché chiunque potesse entrare senza dover bussare ed aspettare. Nel contempo, la sua esperienza di consigliere comunale e provinciale e la sua
competenza di amministratore, lo portarono ad approfondire le questioni di bilancio, tant'è che i suoi pochi appunti scritti, derivanti da studi personali, riguardano appunto i bilanci comunali e provinciali.
Il grande albero di Natale che il 24 dicembre del ' 5 8 illuminò Piazza S. Pietro diede la stura a commenti benevoli e malevoli, ma dimostrò l'apertura mentale dell'uomo ed il rispetto che aveva per tutti. Anche se la Chiesa lo prese di mira su tutto e per tutta la sua vita politica: non c'era comizio di Biagio Chirenti che non fosse disturbato dallo scampanio della Chiesa Madre. Qualsiasi fosse l'orario, anche alle nove di sera, c'era sempre una messa o una novena o una riunione di preghiera che si concludeva con un prolungato suono di campane.
Un'altra nota, se non di colore, almeno di folklore: ricorderete il miracolo che le tarantate cercavano nell'acqua miracolosa del pozzo della chiesa sconsacrata di S. Paolo. Le gerarchie ecclesiastiche locali si erano tenute lontane da quegli episodi miracolosi, mai riconosciuti né mai menzionati. Successe che quell' acqua, fatta analizzare dall'ufficiale sanitario dell' epoca, don Santo De Paolis, risultasse inquinata per tale motivo induceva nelle tarantate il vomito che coincideva con il miracolo.
La successiva ordinanza del sindaco, responsabile della sanità cittadina, che vietava di bere quell' acqua, era, pertanto, un atto dovuto. Ma quel sindaco era comunista. La Chiesa allora si ricordò improvvisamente del miracolo di San Paolo e, insieme a tutta la confraternita democristiana, scese in campo per stigmatizzare quell' atto riprovevole rivolto contro i fedeli. Che il PCI fosse uscito dal limbo e governasse addirittura la città era un peccato mortale. Scrivere queste note nel 2015 può sembrare poco rispettoso per la Chiesa e per la DC, ma quella era l'epoca e quella l'atmosfera.
Segretario del PCI e consigliere comunale ininterrottamente, fu a lungo segretario della CGIL, quando ancora non c'era conflitto fra le cariche. Un'ultima considerazione sull'apertura mentale di questo sindaco comunista e di questo trascinatore di folle. Da sempre aveva predicato, in ogni modo ed in ogni occasione della sua vita politica, la dignità del lavoro e, soprattutto, il diritto al lavoro. Ma era andato oltre: il lavoro prima alle donne e poi agli uomini; solo così le donne si potevano riscattare ed emancipare dalla società e dalla famiglia patriarcale.
Perchè una donna dipendente economicamente è una donna non libera. In un contadino, nato nel 1903, era una posizione di un progressismo straordinario; non va dimenticato, infatti, che il maschilismo, forse in misura inferiore che negli altri partiti, era presente anche nel PCI: l 'DDI, Unione delle Donne Italiane, veniva considerata con sufficienza se non con sospetto.

EVENTI ED INCARICHI
• Gennaio '44 - delegato al Convegno di Bari delle Federazioni del PCI delle regioni liberate;
• Dicembre '44 - 10 Congresso delle Organizzazioni Sindacali Salentine, presieduto da Biagio Chirenti;
• '46 - componente Comitato esecutivo di Federterra;
• Dicembre '46 - Chirenti e Calasso presiedono un Convegno sui temi della riforma agraria;
• Novembre '47 - il corteo dei lavoratori della terra e delle tabacchine, seguendo le direttive del governo Scelba, viene caricato dalla polizia: 5 arresti e due diffide (Panico e Chirenti); Dirigente della Confederterra Provinciale;
• '45 '47 - Componente della Giunta della Camera di Commercio;
• Maggio '49 - sciopero proclamato dalla Federbraccianti; occupazione delle terre incolte; accordo nazionale con Confagricoltura e trattative per la firma dei contratti a livello locale;
• Novembre '49- convocazione dirigenti sindacali (Casalino, Ventura, Chirenti): si giunge ad un accordo per concedere le terre incolte a colonìa e mezzadrìa;
• Dicembre '50 - Terzo Congresso Provinciale sulla riforma agraria; organizzazione della occupazione delle terre dell'Arneo. Chirenti entra nel Comitato Federale quale Responsabile del Sindacato dei mezzadri;
• Dicembre '51 - nasce a Napoli l'Associazione dei Contadini del Mezzogiorno (contadini, braccianti, mezzadri, coloni) contro gli agrari. Chirenti è nella delegazione;
• '52 - '53 - continua il dibattito sulla riforma agraria, in particolare contro l'appoderamento che lascia "intatto il numero dei pezzenti" nelle campagne.
• '53 - proposta della DC della cosiddetta legge truffa e creazione dei Comitati in difesa della Costituzione;
• Giugno '53 - i risultati elettorali delle elezioni politiche non produssero gli effetti previsti dalla legge truffai ma in provincia di Lecce ci fu un bagno di sangue;
• '55 - caduta del governo Scelba; Chirenti accoglie e approfondisce in pubblico la necessità di dialogo con i cattolici, almeno su obiettivi comuni come i patti agrarii;
• '56 - Componente Comitato Federale e della Commissione Federale di Controllo;
• Congresso '60 - ancora componente del CFC, nel suo intervento chiede maggiore attenzione ai ceti medi delle campagne, ai coloni, ai piccoli proprietari, ai coltivatori diretti, ai mezzadri;
• '60 - consigliere provinciale per Galatina e Casarano.

(da appunti di Angela Chirenti)

Martedì, 13 Ottobre, 2015 - 00:08

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