La lucciola e la gallina
La straordinaria ricerca di “genuinità” dei miei genitori, mi fece perdere tra le viuzze di campagna alla ricerca di una “masseria” per acquistare una gallina. L’avrei portata a casa in un sacco non completamente chiuso, con la bici. L’avremmo cresciuta per un bel po’ e poi avrebbe fatto la fine delle altre: sarebbe finita in pentola. Colpa di quelle viuzze tutte uguali, ad un certo punto non sapevo più né dove mi trovavo né dove andare.
Vidi in lontananza una ragazza molto giovane, seduta ai bordi di un bellissimo campo appena arato. Avrei chiesto informazioni a quella contadina, a quella bella ragazza sicuramente alle prese con la coltivazione di quel terreno che c’era alle sue spalle. Quasi nascosto tra quei pochi alberi, notai una casetta quasi diroccata, senza porte e senza finestre. – Sarà piena di attrezzi di lavoro – pensai.
Stavo per chiederle informazioni su quella masseria che sicuramente era nelle vicinanze, ma lei mi anticipò. – diecimila – mi disse – con accento straniero aggiungendo certe parti del corpo che in un primo momento, non riuscendo a collegarle al discorso pensai di non aver capito bene per via dell’accento straniero.
Non sapevo che dire e soprattutto che fare. Qualche dubbio un po’ mi venne ma non per il modo in cui andava “svestita” o per quel che mi sembrava avessi sentito, il dubbio che mi faceva riflettere e pensare, riguardava il prezzo. Poteva una gallina costare diecimila lire?
Tornai a casa senza gallina, un po’ intontito e un po’ stranito, sarei tornato a chiedere chiarimenti, a chiedere spiegazioni. Tornai l’indomani mattina molto presto, lei era sempre seduta là, allo stesso posto. Dopo averla salutata, garbatamente chiesi chiarimenti ed i chiarimenti furono precisi e concisi. Tornai a casa senza gallina ed anche senza una lira.
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