Teresa Bellanova si ricandida alla Camera e fa il resoconto del suo mandato

"Quello che si sta chiudendo è stato il quinquennio del non-ritorno. Lo è stato per il mondo -scrive Teresa Bellanova, deputata uscente del PD- e lo è stato per l'Italia. Sono stati anni di stravolgimenti epocali e crisi economica globale. Mentre accadeva tutto ciò, in Parlamento ci siamo trovati a dover contrastare una delle più catastrofiche concomitanze possibili: la maggioranza allo stesso tempo più ampia, più arrogante e più inadatta della storia. Non si può di certo nascondere quanto sia stato difficile, per una grande forza riformista come il Partito Democratico e per me personalmente, essere costretti a mordere il freno tra i banchi della più esigua opposizione della storia della Repubblica. Il calderone della condanna anti-casta, però, ha finito per inglobare tutto e tutti, ha cercato di annullare qualunque differenza, cancellare la passione e l'impegno dei tanti che invece hanno continuato a rispettare la funzione prioritaria di chi siede in quelle aule, quella di servire la comunità che si è chiamati a rappresentare. E questo ha finito per alimentare in tanti di noi la più straordinaria, entusiasmante e determinata voglia di riscatto e di ricostruzione. Cinque anni fa, gli iscritti, militanti e simpatizzanti del Partito Democratico, mi hanno affidato un mandato, quello di rappresentare le istanze loro e del territorio nelle Istituzioni. Un mandato che io ho vissuto con un intenso senso di responsabilità e con una costanza che mi ha consentito di posizionarmi al decimo posto nella classifica di presenze dei Deputati PD.
La mia attività in questa legislatura è costellata di atti parlamentari, proposte di legge, interventi in Commissione Lavoro della Camera e interrogazioni su svariati temi: dall'economia, ai diritti, all'ambiente e tanto altro. Ma quello che ho prioritariamente voluto rendicontare è stato il mio impegno su quello che considero il tema centrale della mia vita e della mia attività in Parlamento e sul territorio: il Lavoro.
Il contesto di questi anni ha assegnato al Partito Democratico e a me un ruolo di trincea. Questi anni di crisi, economica e politica, mi hanno vista dare battaglia in grandi trincee nazionali (lavoro nero e caporalato, dimissioni in bianco e riforma del lavoro su tutte) e più circoscritte ma ugualmente importanti trincee locali, i capitoli della difficilissima storia che il nostro Salento ha vissuto in questi anni (il TAC, l'Adelchi, la BAT, i lavoratori ex-LSU, le internalizzazioni, lo sfruttamento dei migranti e tanti, troppi altri). Trincee che mi hanno vista schierata, come sempre nella mia vita, al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori.
Sulla spinta della violenta ondata di anti-politica di questi anni, inoltre, si è scatenata una aspra discussione sui costi della politica, che si è rivelata più che legittima e condivisibile per molti aspetti, ma che ha finito anche per mistificarne pericolosamente altri, tra i quali il finanziamento pubblico dell'attività politica. Posto che anche io, come il nostro Segretario Bersani, considero estremamente urgente una legge che regolamenti in maniera ferrea lo status e l'attività politica e finanziaria dei partiti, ritengo che il finanziamento pubblico debba restare uno dei capisaldi del sistema, insieme alle normali forme di autofinanziamento, che partono dalle doverose contribuzioni degli eletti e arrivano alle sottoscrizioni degli iscritti. Se così non fosse, infatti, io oggi mi ritroverei costretta a rendere conto dello svolgimento del mio mandato a lobbies, gruppi di interesse o singoli finanziatori privati, prima ancora che ai cittadini, agli elettori e ai contribuenti. Io non avrei mai potuto e non potrei mai assumere questo squallido impegno.
Per questi motivi ho anche inteso assolvere a quello che considero un preciso dovere di chiunque sia chiamato a rappresentare i cittadini nelle Istituzioni: la totale trasparenza economica. Ho voluto, quindi, presentare un rendiconto dettagliato delle entrate e delle spese mensili.
Allo stesso modo ho ritenuto doveroso nei confronti di iscritti e militanti del PD, riepilogare le contribuzioni versate al partito in questi anni, anche al di là di quelli che sono obblighi statutari per qualunque eletto del Partito Democratico.
Quello che in queste pagine non è stato possibile documentare sono i tanti volti della disperazione che in questi anni di crisi ho voluto incontrare e guardare negli occhi: drammi individuali e collettivi, vertenze dolorose, posti di lavoro persi, interi settori produttivi scomparsi. Così come non è possibile documentare quella dolorosa sensazione di impotenza alla quale il sistema globale ed il mio ruolo di opposizione troppo spesso mi hanno condannata.
È questa necessità ormai inderogabile di restituire dignità, autorevolezza e strumenti efficaci alla politica, italiana ed europea, contro lo strapotere finanziario sui mercati ed il tentativo di annientare il valore del lavoro e la dignità umana che dovrà, a mio parere, necessariamente animare la prossima legislatura ed in particolare l'impegno del Partito Democratico nei confronti del Paese.
Oggi io, attraverso le Primarie, sottopongo il mio lavoro alle valutazioni ed alle scelte del mio partito e di chi nei suoi valori si riconosce. Saranno gli elettori delle Primarie a stabilire se ritengono che io abbia assolto con competenza e trasparenza al mandato che cinque anni fa mi fu conferito; se mi considerano in grado di continuare a portare avanti le battaglie che ho sempre combattuto;  se anche loro come me vogliono che nel petto del PD di governo continui a pulsare il suo cuore più autentico: il Lavoro!"

Giovedì, 27 Dicembre, 2012 - 00:03