'Galatina libera dal cemento!' Si raccolgono le firme
È partita la sottoscrizione della petizione popolare promossa dalla rete delle associazioni e dei cittadini e dal nascente Comitato per la tutela del territorio, contro il consumo del suolo intorno alla città di Galatina. Lo scopo di questa petizione è quello di far riflettere l’amministrazione sull’utilità delle opere pubbliche previste dal piano vigente, ma anche quello di sollecitare un confronto tra la società civile e gli amministratori in modo da avviare un percorso di partecipazione che sia visto come una risorsa e non come un luogo in cui nascono polemiche strumentali.
C’è bisogno che questa amministrazione dia avvio a vere politiche di sviluppo sostenibile che, anziché dare seguito alle sciagurate politiche del passato, prendano in considerazione le reali esigenze del territorio.
I dati statistici relativi al Comune di Galatina, descrivono una città con un calo della popolazione pari al 2.8% negli ultimi 10 anni e che conta sul suo territorio 4100 abitazioni vuote, pari al 28% del totale (fonte Istat), mentre il mercato immobiliare risulta fermo. Da questi dati si evince che Galatina è una città che progressivamente invecchia e si svuota ma, paradossalmente, tende ad allargarsi! A cosa serve dunque ampliare il centro abitato, costruendo nuove strade e nuove case? Non sarebbe meglio puntare sull’ampliamento delle aree verdi e sulla riqualificazione dell’esistente per favorire il turismo, preservare il patrimonio storico-architettonico della città e contenere la spesa pubblica?
PETIZIONE POPOLARE AL COMUNE DI GALATINA “GALATINA LIBERA DAL CEMENTO”
Con la presente petizione si fa richiesta urgente all’amministrazione di apportare sostanziali modifiche al piano delle opere pubbliche in vigore. Questo, infatti, prevede delle operazioni sovradimensionate rispetto alle reali esigenze della città e in netto contrasto con l’idea di sviluppo sostenibile.
La città di Galatina versa in uno stato di degrado ambientale permanente dovuto alla cementificazione selvaggia, frutto di decenni di edilizia sfrenata e alla qualità dell’aria che si respira, pesantemente compromessa dalle emissioni nocive delle numerose fabbriche presenti sul territorio. Ciò di cui necessita la nostra città oggi è disporre di ampie aree verdi per tutelare il paesaggio e contrastare l’inquinamento dell’aria.
I cittadini sentono il bisogno di un’inversione di tendenza, di una scelta coraggiosa da parte delle amministrazioni che guardi non solo alle richieste del mondo imprenditoriale, volte alla creazione di profitto sul breve periodo, ma anche a un programma oculato in grado di far risollevare la nostra città da una condizione di torpore economico, ambientale e amministrativo sempre più mortificante e creare così dei vantaggi più sani sul lungo periodo, fondati sul turismo, l’agricoltura e la riqualificazione edilizia.Galatina infatti vede il suo centro storico cadere a pezzi mentre potrebbe avviare un circolo virtuoso di sviluppo economico, favorendo il fiorire di nuove piccole realtà commerciali, artigianali e di ristorazione, utili a soddisfare quel turismo innamorato della provincia e dei suoi “paesaggi storici”.
Le opere pubbliche in programma, nonostante siano in parte finanziate con fondi non municipali (che comunque sono SOLDI PUBBLICI!), prevedono un impegno economico per il Comune che andrebbe molto al di là delle penali a cui si fa riferimento in caso di rescissione degli attuali contratti. Sia la realizzazione della circonvallazione sud-ovest, sia l’avvio dell’edilizia nei ”comparti”, andrebbero a pesare sulle tasche dei cittadini nella misura in cui per sostenere tali programmi sono necessarie le così dette opere di urbanizzazione primaria: altre strade, servizi di rete (energia elettrica, acqua, gas, fognatura nera e bianca), raccolta dei rifiuti e manutenzione di un territorio urbano sovradimensionato che vede la sua popolazione in calo. Si andrebbe dunque a creare sul lungo periodo un aumento delle spese correnti di gestione a cospetto di un gettito invariato. Questa sì che sarebbe una grossa penale da pagare!
Questa inversione di tendenza non è incompatibile con gli interessi delle ditte edili direttamente coinvolte nell’urbanizzazione dei comparti. La proposta di rivedere il Piano Urbanistico, vista nella giusta ottica, deve rappresentare un’opportunità per cambiare idea di impresa. Pensiamo ad un settore edile di eccellenza che raccoglie la sfida di riqualificare il patrimonio storico-architettonico ed urbanistico della nostra città e che anziché puntare sulla quantità di nuovi volumi edificatori che consumano territorio e devastano il paesaggio, possa investire e specializzarsi su una qualità risanatrice dell’esistente (anch’essa in grado di produrre utili!). La politica dovrebbe favorire questo meccanismo, in modo da non dover sempre contrapporre i bisogni del settore imprenditoriale all’idea di sviluppo sostenibile.
Si chiede pertanto all’amministrazione comunale di valutare le seguenti richieste e di aprire un tavolo di confronto con i soggetti della società civile (cittadini e associazioni), in un’ottica di trasparenza e partecipazione che restituisca alla cittadinanza la centralità che merita e allo stesso tempo rafforzi le scelte che la governance deve intraprendere per tutelare il bene comune. Le generazioni future potranno giovarsi di tali scelte virtuose e potranno così, una volta tanto, ringraziare gli amministratori per il bene fatto e non criticarli per la loro incapacità e insensibilità.
I CITTADINI CHIEDONO ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
-Di invitare la Provincia di Lecce a bloccare immediatamente le procedure di appalto del secondo tratto della circonvallazione sud-ovest che minaccia il “Parco della Quercia”, al fine di discutere e valutare una modifica al Piano Urbanistico che preveda l’istituzione formale del “Parco della Quercia”, un progetto che garantirebbe finalmente un’intoccabile area verde alla città di Galatina, un luogo dove i cittadini potranno godere di spazi verdi e aperti e che diventerà allo stesso tempo un sito di attrazione per i turisti che visitano la nostra città;
-di fermare momentaneamente i cantieri già partiti nel primo tratto per valutarne la regolarità e la compatibilità col contesto urbano ed il quadro idrogeologico della zona che molti cittadini già considerano critico;
-di realizzare la cosiddetta area mercatale negli spazi cementificati già esistenti (vedi quartiere fieristico) e lasciare intatta quella lingua di verde (fino ad ora individuata dal PUG) che ancora resiste all’interno del centro abitato e dove andare invece a realizzare un “Parco Botanico” ed effettuare la piantumazione di specie arboree e vegetali autoctone a protezione della straordinaria biodiversità di cui il Salento dispone. Poco distante infatti, nei pressi del rione Nachi, assieme al Professor Medagli sono stati individuati degli esemplari di Quercus Virgiliana, Quercus Amplifolia, Carrubo ed altre specie botaniche autoctone, relitti dello storico Bosco Belvedere che dal sud-Salento si estendeva fino a noi, una testimonianza storico-paesaggistica di inestimabile valore;
-di rimettere in discussione il PUG nei suoi punti più deboli in modo da fermare l’avvio di edificazioni nelle aree verdi che significherebbe un inutile ampliamento del perimetro del centro abitato ed avviare invece un percorso reale di riqualificazione del centro storico quindi la creazione di una cintura verde attorno alla città;
-di non cedere alla tentazione di “svendere” i preziosi territori agricoli nei pressi di Collemeto per la realizzazione di un mega-centro commerciale in quanto ciò, oltre a consumare ulteriore suolo agricolo, finirebbe per penalizzare gli esercizi economici del centro abitato, danneggiando il paesaggio e generando ulteriore disgregazione sociale.
-Di tener presente che il paesaggio è la Carta d’Identità di un Territorio e che i danni prodotti dal saccheggio del territorio sono irreversibili!
I cittadini e le associazioni saranno lieti di discutere direttamente con gli assessori le proposte formulate e di stilare progetti organici e di certa fattibilità, alla presenza di tecnici ed esperti, in modo da dare sfogo a quelle politiche di sviluppo sostenibile e partecipazione attiva tanto care all’amministrazione.
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