I 'cazzi larghi' non amano il loro museo
Il più perplesso è apparso Pietro Siciliani. Il filosofo galatinese, nato nel 1832 e morto nel 1885, ha posato, solo per un attimo, lo sguardo sulle cinque persone ferme davanti al suo busto in gesso e poi ha continuato a guardare lontano avvolto nei suoi pensieri e, forse, nei suoi ricordi. Nell’Università di Bologna, dove ebbe la cattedra di filosofia teoretica , conobbe Giosuè Carducci. A Galatina si avvia solo ora la sua rivalutazione grazie all’opera di Francesco Luceri, giovane studioso che ieri ha avuto l’ingrato compito di far scoprire ai visitatori-che-non-c’erano gli ‘Illustri galatinesi nelle collezioni del Museo Cavoti’, nell’ambito della Giornata Internazionale dei Musei.
Pietro Cavoti (1820-1890), disegnatore e patriota liberale, si aggirava nelle sale riservate alle sue splendide opere pronto a riprendere valigia ed ombrello (esposti in un angolo) per andarsene di nuovo in giro (si spera per continuare a scoprire l’Italia e non per allontanarsi dalla sua città che sembra averlo dimenticato).
La visita era cominciata con una breve illustrazione delle origini di Galatina (greche? messapiche?) e con l’indicazione dei documenti che, invece, ne testimoniano l’esistenza dal 1300 con il susseguirsi dei signori che, dagli Orsini del Balzo in poi, ne hanno segnato la storia.
La veloce carrellata in ordine cronologico sulle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale per la città nel trascorrere dei secoli (da Pietro Galatino a Marcantonio Zimara, da Baldassare Papadia a Giuseppe Lillo, da Carlo Mauro a Fortunato Cesari) si è conclusa con la scoperta di Gaetano Martinez, grande scultore scomparso nel 1951.
Gli adulti (alla fine erano diventati sette) sono apparsi motivati e interessati ma a divertirsi di più sono stati senz’altro tre bambini che, dopo aver ‘giocato’ nel laboratorio con Roberta Lisi e Daniela Bardoscia, si sono scatenati in tutte le sale urlando la gioia di muoversi in libertà fra la storia.
Il Museo va scoperto ed amato. La passione degli addetti non basta. Gli impegni a parole del politico di turno sono insufficienti. Ci vuole uno sforzo di fantasia per portare i galatinesi nel luogo in cui la memoria collettiva vive e si perpetua. Molto è stato fatto ma tantissimo c’è ancora da fare.
Sono sempre più spesso i turisti a scoprire quello che i ‘cazzi larghi’ non conoscono.
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