A zia Mimì
Un’altra estate era già passata, le giornate cominciavano ad accorciarsi ed i primi temporali di tanto in tanto squarciavano il cielo. Si sentiva tutt’intorno quell’aria di “scuola”, quell’aria che segnava l’arrivo di un nuovo anno scolastico. E cominciavano i pensieri e le preoccupazioni per non aver aperto un libro, né scritto un rigo durante tutto il periodo delle vacanze, insomma la preoccupazione per non aver fatto i “ compiti delle vacanze”.
La libreria “VIVA” allora nei pressi dell’orologio, si cominciava già a riempire di genitori alle prese con la prenotazione o l’acquisto dei libri. Generalmente i miei davano un acconto, ma quell’estate mio padre aveva lavorato poco, a studiare eravamo in tre e quell’anno non fu possibile dare neanche l’acconto. Per la prima “composizione” che ci veniva puntualmente data nei primi giorni di scuola: “come hai trascorso le vacanze?” avevo messo in moto la mia fantasia, avevo raccontato come se lo avessi fatto, in un paio di fogli di quaderno a “righe”, tutto quello che mi sarebbe piaciuto fare ma che in realtà non avevo fatto. Quell’anno niente, un paio di volte al mare e poi passeggiate lungo la ferrovia o qualche altro gioco che si inventava in qualche punto di ritrovo vicino a casa di qualcuno. O ancora si passava il tempo a progettare e sognare, divisi tra lo spuntino del pomeriggio a base di pane e marmellata o pane appena bagnato coperto con uno strato di zucchero e le tasche sempre piene di biglie colorate il cui peso tirava giù i pantaloncini tenuti a stento da un elastico, a volte anche un po’ smollato, attorno alla vita. Quell’anno dicevo, non fu possibile dare alcun acconto in libreria, ma la fiducia che avevano i miei genitori, clienti da tantissimi anni, fece in modo che cominciassi la scuola con tutti i libri e con tutto il necessario che allora serviva. Ricordo che un po’ di lavoro a mio padre venne fuori nel mese di novembre e la prima cosa che fece mia madre fu quella di mettere da parte i soldi per l’acconto in libreria. Successivamente le cose cominciarono ad andare meglio per cui quando arrivò il Natale, avevamo quasi saldato il conto.
Quel Natale come quasi tutti gli altri, ci trovammo a casa della nonna, eravamo sempre una ventina tra pasta fatta in casa, confetture, pittule, cotto e miele. Poi la letterina di Natale che mio padre “casualmente” trovava sotto il piatto al momento giusto. Un elenco di buoni propositi e promesse, poi a completare quell’aria di festa, la poesia che recitavo in piedi sulla sedia, piena d’amore e di belle parole. A qualcuno compariva qualche lacrimuccia, ma passata l’emozione, cominciavo il giro del tavolo per dare gli auguri e baciare tutti i parenti che, mano al portafoglio, mi regalavano qualche lira.
Tutti quei buoni propositi e tutte quelle promesse, duravano al massimo il giorno di Natale, poi tutto tornava come prima e qualche volta anche peggio. Non c’era ancora la TV e sulla sfondo della sala da pranzo, un bel ramo di pino era addobbato con qualche pallina colorata e qualche striscia dorata. Finivano anche le vacanze di Natale e la vita riprendeva come sempre.
Io a scuola, mio padre al lavoro e mia nonna a passare le serate seduta dietro la porta ad osservare tutto quel che succedeva in strada. Seduta di fronte, zia Mimì, che lavorava ai “ferri” e parlava da sola. Una grave malattia quando ancora era bambina, le aveva tolto ogni facoltà di capire bene le cose. Una mattina si svegliava allegra e rideva ad ogni occasione, un’ altra giornata la passava ripetendo ininterrottamente che se ne voleva andare a casa della sorella più piccola oppure minacciava mia nonna di raccontare qualche torto “subito” sempre alla sorella più piccola.
Nel frattempo lavorava instancabilmente ai “ferri” ma quando la maglia era così lunga da toccare terra , cominciava a disfare il tutto e ricominciava a “rotolare” tutta la lana in quel gomitolo multicolore e pieno di nodi che le durò tutta la vita.
Brevi ricordi che ogni tanto sorvolano i miei pensieri e che mi piace ricordare e ripensare. Tante persone non ci sono più da tanto tempo eppure continuano a restare sempre presenti nella nostra mente, come noi speriamo di restare nella mente di chi scriverà dopo di noi.
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