La necessità del nemico

Il bersaglio

A volte mi trovo a riflettere sullo scopo recondito per cui alcune persone sentano la necessità impellente e quasi ineludibile di crearsi un ipotetico “nemico”, ed essendo io dotato di un’indole bonaria e propensa al quieto vivere, non son sicuro di fornire una risposta risolutiva, ma al più a tentare delle supposizioni.
Come mai in un dato giorno e in una data ora quel tal condomino, vicino di casa o collega di lavoro,  diviene bersaglio dei più inconsci e a volte biechi istinti denigratori, tanto da far diventare insopportabile la sua sola presenza?
La causa primaria di quella che io chiamo “necessità del nemico”, è, a mio parere, quella di indirizzare e dare libero sfogo alle frustrazioni e/o risentimenti accumulati nell’ambiente sociale in cui si è immersi.
Per evitare che questi prendano il sopravvento, risulta più facile e vantaggioso indirizzarli verso qualcun altro, anche se costui è spesso del tutto incolpevole e men che meno ha nei suoi pensieri la persona a cui risulta ostile.
Quasi sempre poi, solo per puro caso il “bersaglio” viene a conoscenza dell’odio di cui è fatto oggetto (discorsi riportati da terzi che si sperticano ‘subdolamente’ a dimostrare la loro amicizia, o magari ascolti involontari e di cui si sarebbe sicuramente fatto a meno).
In questi casi credo sia un bene restare imperturbabili per non scadere nell’infimo livello a cui ci si vuole costretti, e a volte può risultare liberatorio ripetersi quello che Petronio asseriva a proposito degli effetti dell’ira nel cuore umano: ” …nelle anime rozze si insedia, mentre quelle raffinate appena le sfiora e si dilegua”. 

 

Lunedì, 3 Dicembre, 2012 - 00:02