Diciotto anni

Dopo il primo mi sentivo più allegro e spensierato, dopo il secondo cominciai a ridere e sorridere per qualche motivo o anche senza. Dopo il terzo bicchiere di vino rosso, diventai un fiume in piena, brindisi con rima incorporata, battute, avevo insomma sfoderato tutto un repertorio che neanche sapevo di avere.  Cominciai a prenderci gusto e qualche altro bicchiere di vino arrivò ancora. Eravamo al “GALLO D’ORO” quasi quarantacinque anni fa, era una festa di compleanno. La mia. Mangiammo tanto ma soprattutto bevemmo tanto. Ero in piedi su una sedia impagliata che barcollava quando pronunciai quella che divenne la fatidica frase d’attacco: “In alto i calici, va via tristezza, noi questa sera, vogliam l’ebbrezza”.
Il brindisi fu accolto da tutti con un lungo e caloroso applauso e quasi tutti toccarono l’ebbrezza nel corso della serata. Di “cavolate” ne dissi sin troppe quella sera, pronunciai frasi senza senso e troppe volte gridai “oste, il vino”.
Conclusi con un brindisi che non c'entrava niente ma che mi piaceva perche lo sentivo spesso dire da mia nonna e da mia madre: “stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia”.
Mi alzai che mi tremavano le gambe e mi girava la testa. Ripiombai sulla sedia che fortunatamente non avevo spostato. Ci provai dopo un po’ a rialzarmi. 
In piedi riuscii a mantenermi ma tutt’intorno  girava il mondo come una trottola.  "Qualcosa m’avrà fatto male" – pensai- e qualche dubbio su cosa,  mi venne. Eravamo quasi tutti un po’ su di giri e accompagnandoci a vicenda uscimmo dal GALLO D’ORO sotto lo sguardo fisso  e severo del cameriere più bravo che sembrava dire : finalmente.
L’altro cameriere, che era un po’ più antipatico, invece  sembrava dicesse al nostro passaggio: andate a quel paese. Ma era solo una nostra impressione.  Avevamo fatto un po’ troppo casino, ma come facevamo a sapere che il vino poteva fare quell’effetto. Quando un po’ barcollante arrivai a piedi a casa, i miei erano già a letto. Solo il suono di qualche rutto che non riuscii a trattenere, per il resto non feci rumore. Non urtai né sedie né tavolo, mi misi a letto “tutto vestito” e con la testa che andava a 1000 all’ora. Per precauzione misi vicino al letto una vaschetta da utilizzare in caso di emergenza. La testa continuò a girarmi tutta la notte, si fermò leggermente il giorno dopo, ma la cosa bella fu che  la vaschetta restò inutilizzata.  Mi rifeci vivo dopo qualche giorno, quando ormai laranciata aveva preso il sopravvento.  Per un po’ odiai il vino, ma il tempo mi fece dimenticare quella serata  e riuscii anche a perdonarlo.
Oggi qualche bicchiere di vino bianco e meglio ancora se fresco, quelle rare volte che mi trovo con gli amici non dispiace. A proposito, sere fa ho ripetuto il brindisi che feci quella sera, quell’inno di battaglia  che ancora tutti ricordano.  Strano, nessun entusiasmo,  nessun effetto, neanche una timida risata. Ed io che pensavo di fare lo spiritoso, che avevo già  immaginato di poter ripetere il successo avuto quasi 45 anni prima,  io che già sentivo l’applauso scrosciante dei presenti, mi sono seduto rosso in viso, ma non per il vino, di vergogna.
Ci son rimasto male, però tu valli a capire!

Sabato, 25 Gennaio, 2014 - 00:04