Facciamo seppellire a Galatina una delle persone morte a Lampedusa. Un appello al Sindaco
Oltre dieci anni di esperienza nel pattugliamento delle coste dell’isola di Lampedusa alla ricerca di “boat people”, ore ed ore di volo su quel mare che di fatto divide due continenti l’Africa e l’Europa. Proprio su quelle acque ho intercettato e diretto le motovedette per il soccorso di decine di migliaia di migranti in navigazione su barconi e gommoni colmi all’inverosimile, quelli che la Mannoia in una sua bellissima canzone chiama DISASTRONAVI.
Ho vissuto per molto tempo nell’isola di Lampedusa, bellissima ed unica. Ho conosciuto i lampedusani, generosissimi e anche molti uomini fuggiti via dai loro paesi natali perchè proprio lì non venivano riconosciuti nemmeno come esseri umani, dove i diritti dell’uomo sono calpestati o addirittura ignorati e dove il proprio futuro non esiste perché ogni giorno è un’incognita. Alcuni mi hanno raccontato i loro incredibili viaggi attraverso il deserto per raggiungere la Libia, viaggi lunghissimi, estenuante cammino di mesi, dove spesso si è vittime di predoni e dove spesso si è costretti a seppellire, lungo la strada, i propri figli le proprie mogli.
A Lampedusa il mare scandisce i tempi della vita quotidiana, si perche se “c’è mare” la nave non arriverà e con essa tutte le merci che movimentano le attività quotidiane, la pesca sarà infruttuosa ed i pescatori non usciranno ed andranno al bar a giocare a carte e bere birra e lì racconteranno vecchie storie di lupi di mare. Ascoltando queste storie ho imparato quello che molti di loro ripetono come un mantra e cioè “a mare siamo tutti uguali e tutti ci si aiuta”.
Bene allora se questo è vero quelle centinaia di morti davanti all’isola dei conigli sono di tutti noi e tutti dovremmo piangerli, allora senza alcuna retorica o falso pietismo, ma solo con un sentire sincero di chi ha toccato con mano queste tragedie, chiedo ai cittadini di Galatina, nella persona del Signor Sindaco, di proporsi alle autorità competenti di poter seppellire almeno uno di loro nel nostro cimitero, una tomba dove andare a pregare e dove poter innalzare, anche se simbolicamente, un monumento alla tolleranza.
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