"Son diventato nero", un'ordinaria domenica al mare

Arrivo in spiaggia che sono già stanco e sudato. Per strada cinque chilometri di fila e la tentazione, ormai superata, di tornare indietro. Quel mare che non si muove neanche un po’ mi ripaga di tutto.    Su quel lettino all’ombra che sembra aspettarmi, getto acqua, giornali, borsa, occhiali da sole, maschera e pinne. Do una sistematina alle cose e poi via, disteso sul lettino col giornale che compro solo quando vado al mare. 
Ho bisogno di organizzarmi un po’ le idee, voglio un po’ di tranquillità. Sono lì da pochi minuti e mi sto godendo quella giornata di sole che aspettavo da una settimana. – Ehi, amigo! – mi sento dire. È un ragazzo di colore che mi propone tracolle e borselli rigorosamente falsi. – No, grazie ! – gli faccio e riprendo a leggere le ultime novità. Ho appena ricominciato ma di nuovo qualcuno mi fa – roba buona, prezzo poco – e  mi propone occhiali da sole di tutte le marche a specchio, colorati e riposanti. – No, grazie – rifaccio, e riprendo a leggere, l’articolo che avevo appena cominciato,  dall’inizio perché nel frattempo ho perso il filo.
Per tutto il tempo che sto mi si propone di tutto, foulard, scarpe, orologi, anelli, bracciali e collane. Mi butto in acqua un po’ per il caldo un po’ per disperazione. L’unico profumo che non si sente è quello del mare.  Creme, abbronzanti e rinfrescanti, diffondono il loro “aroma” lungo tutta la costa.
Faccio una nuotata al largo tanto per tenermi in forma, mi spingo sino alla boa rossa. Esco che per poco non tiro giù una decina di aquiloni appesi ad un unico filo che non vedo. Saltellando sulla sabbia che ormai scotta, arrivo sino all’ombrellone proprio quando alla vicina, una signora non più giovane e di tendenza rigorosamente classica, viene proposta una nuova pettinatura: le treccine.    Dal chiosco intanto è partito lo stereo ad alto volume e una voce con accento paesano annuncia  che sono aperte le ordinazioni per la grigliata di carne o di pesce, a scelta. Poi aggiunge che la sera alle ore 20:00 precise, sarebbe iniziato il KARAOKE in spiaggia. 
Arrivano una diecina tra giovani e meno giovani, tutti sotto un unico ombrellone davanti al mio. Si capisce dal loro accento che sono “baresi” e allora – è quasi finita - penso. Viene esibito un vasto repertorio di volgarità e maleducazione. Si parlano e si raccontano che si sentono dalla tangenziale. Gridano e ridono senza sapere per cosa, ma forse non c’è bisogno, sono in vacanza.
Dall’altro lato si accampano un gruppo di “napoletani” – è proprio finita – penso. Hanno le stesse caratteristiche dei baresi forse, a non voler infierire,   un po’ più “esuberanti” - Sono circondato, -penso - ma non mi arrendo. D’altronde è colpa mia se non riesco ad integrarmi.                                                                                             
A pranzo tirano fuori di tutto, lasagna, polpette, pollo, melone e vino rosso. Quando finiscono il “pranzo” sono già le quattro e mezza di pomeriggio. Solo allora un po’ di pace. Storditi dal sole e soprattutto dal vino, cedono al sonno. Finisco di leggere il giornale e già comincio a pensare a quale potrebbe essere l’orario per un rientro a casa "intelligente”.  Verso le sette di sera, quando il mare è ancora fermo e il sole ha preso lentamente la via del tramonto, mi avvio. Per un’ora e un quarto resto impigliato nel traffico d’uscita poi finalmente prendo il largo.
Mi consola solo il pensiero che tra un po’ ci verrà tutto restituito quasi come prima. Bisogna solo aspettare.  E per finire una buona notizia: I prossimi anni? ancora peggio.                                       (continua)

Domenica, 25 Agosto, 2013 - 00:07